«Il gabbiano» si trasforma in simbolo di modernità

«Ho pensato che solo un testo come Il gabbiano si adattasse particolarmente alla società luganese e al suo nuovo teatro». Parole del direttore Carmelo Rifici che è anche regista di questo nuovo allestimento cechoviano. Infatti nello spettacolo le pareti della casa di campagna in cui si svolge la vita di Costantino, giovane drammaturgo figlio di una celebre attrice che contesta la sua vocazione, d'un tratto magicamente si trasformano. Diventano le quinte del teatro che fa da sfondo al dramma che viene rappresentato in famiglia alla presenza di alcuni invitati. Costantino è animatore di un gioco scenico accompagnato prima e interrotto poi dalle risate dei suoi ospiti. È la società di una certa Russia impaurita dalle velleità «poetiche» della giovane generazione. Una tesi che Sarebbe piaciuta a Cechov che ha voluto raffigurare proprio in Costantino l'alfiere di quel nuovo teatro inteso a rappresentare l'anima nuova del popolo rus- so.

Un risultato di straordinaria vis poetica che si sposa perfettamente all'idea di regalare alla scena del Canton Ticino uno specchio degno di una nuova società dello spettacolo. Grazie a Margherita Palli scenografa, al talento del regista e dei giovani e bravissimi attori che rivedremo presto al Piccolo Teatro di Milano.

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