La sfida di Bibi: "Mi ricandido e vinco"

Netanyahu guarda al voto del 2026. Scontro con Hamas sulla chiusura del valico di Rafah

La sfida di Bibi: "Mi ricandido e vinco"
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Sarà con molta probabilità affidata all’Egitto la guida della Forza di Stabilizzazione internazionale prevista dal piano di pace annunciato da Donald Trump per Gaza. L’Isf (International Stabilization Force) sarà incaricata di gestire la sicurezza nella Striscia attraverso una mozione sostenuta da Paesi europei e Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, secondo anticipazioni di alcuni diplomatici al quotidiano britannico The Guardian. Niente truppe europee, ma dell’Isf farà certamente parte l’Azerbaijan, unico Paese che ha confermato ufficialmente, pronto all’invio di 20mila soldati.
Con molta probabilità si unirà anche l’Indonesia, mentre c’è incertezza sull’adesione della Turchia. Nonostante la disponibilità del presidente Erdogan a Trump, non è chiaro se Israele darà il via libera a causa delle forti tensioni con Ankara su Gaza. Washington starebbe premendo perché il contingente abbia un mandato Onu senza essere una vera e propria forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. Agirebbe con gli stessi poteri concessi alle truppe internazionali che operano a Haiti per combattere le bande armate.
Per far progredire l’accordo e lavorare all’apertura della seconda fase, che riguarda il disarmo di Hamas e l’autorità che amministrerà Gaza, la Casa Bianca è pronta a inviare in Israele, già da domani, il vicepresidente Usa, JD Vance, a cui si uniranno a un certo punto l’inviato speciale Steve Witkoff e il genero di Trump, Jared Kushner. L’Amministrazione Trump resta fiduciosa sul futuro di pace, nonostante le difficoltà e dopo l’ammissione dello stesso Witkoff e di Kushner di essersi sentiti traditi da Netanyahu per il raid in Qatar.
Ora si spera di voltare pagina, anche se Hamas ha riferito alla Reuters che il gruppo intende mantenere il controllo della sicurezza a Gaza per 5 anni e non intende impegnarsi al disarmo per ora.
Con Netanyahu che replica: «Hamas deve disarmare, senza se e senza ma. Il tempo sta per scadere». Bibi, intanto, guarda già al voto del 2026: «Alle prossime elezioni mi candiderò e vincerò».
La tensione resta alta, nonostante il cessate il fuoco.
Una nave della Marina israeliana ha sparato ieri colpi di avvertimento contro diverse imbarcazioni palestinesi che «violavano il blocco navale e rappresentavano una minaccia» al largo della costa meridionale della Striscia. A Gaza City un carro armato israeliano ha colpito un minibus che aveva oltrepassato la linea gialla del ritiro, provocando la morte di 11 persone. Molti palestinesi privi di accesso a internet ignorano dove le Idf siano effettivamente posizionate.
Anche per questo Israele ha annunciato che le linee gialle saranno presto indicate con segnali fisici.
Per procedere con la seconda fase dell’intesa, è necessario chiudere la prima con il ritorno di tutti gli ostaggi defunti, il cui recupero sotto le macerie potrebbe richiedere ancora dei giorni. A sorpresa, ieri sera Hamas ha riconsegnato altre due salme alla Croce Rossa.
Se i test sul dna confermeranno che si tratta effettivamente di due rapiti, nelle mani del gruppo restano adesso 16 cadaveri.

In attesa del ritorno di tutti, Israele ha confermato la chiusura del valico di Rafah, essenziale per l’ingresso di aiuti, che secondo Oxfam entrano ancora in quantità «meramente simboliche». Ma per Hamas «la decisione è una violazione dei termini dell’accordo di cessate il fuoco».

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