
"Probabilmente l'obiettivo non era neppure Ranucci", ci dice una fonte dei Carabinieri del Nucleo di Frascati che ovviamente non rilascia le credenziali. Nessun "pedinamento", quindi: gli stessi inquirenti, risulta al Giornale, reputano maggioritaria la tesi di un atto locale o casuale il quale, questa volta, abbia riguardato Ranucci: ma può essere che gli attentatori non sapessero che l'auto fosse sua. C'entrerebbero varie e diverse dinamiche dell'hinterland romano: nella zona di Pomezia, Ardea, Ostia e dintorni le esplosioni artigianali non sono una rarità e, negli ultimi due anni, se ne contano diverse, quasi sempre frutto di rivalità di quartiere e vendette minime e regolamenti di conti; quindi altri ordigni rudimentali, micce accese, dosi di esplosivo prese chissà dove, bombe carta (perché stiamo parlando di una bomba carta) piazzate da chi usa la polvere da sparo come linguaggio abituale. L'ordigno in effetti non aveva timer né telecomando, e l'esplosione dell'altra sera non è stata l'unica: il 27 settembre scorso c'è stato un altro scoppio in zona, e un altro il 4 ottobre, anche se il Corriere online di ieri, bontà sua, ha ipotizzato che "gli attentatori abbiano fatto le prove" per la bomba di Ranucci. In ogni caso, per ora, non esiste rivendicazione o minaccia o legame diretto con l'attività giornalistica di Ranucci, ma solo speculazioni politiche più o meno fantasiose.
Lo stesso conduttore, nel tentativo di spiegare il movente, ha elencato le prossime inchieste di Report da cui potrebbe derivare l'attentato: "Cultura, scuola, eolico, banche, sanità"; poi, nel tardo pomeriggio di venerdì, ha aggiunto "Piersanti Mattarella, Moro, la destra eversiva" mentre Repubblica aggiungeva pure "le bande albanesi e gli ultrà", questo per non citare altre palesi speculazioni giornalistiche. A Roma del resto c'è un fascicolo che raccoglie una trentina di intimidazioni a Ranucci dal 2021 a oggi, trattasi di lettere, email e post social: nel novembre 2024, dopo un servizio di Report su Gaza, spuntò un augurio affinché Ranucci facesse la fine di Charlie Hebdo; l'anno prima due proiettili erano stati lasciati davanti al cancello di casa sua; poi, e forse è più interessante, dopo un'inchiesta su un banda di albanesi che faceva affari migratori, i pm ricevettero la segnalazione di una telefonata che parlava di un "dossieraggio" contro Ranucci; la criminalità albanese in effetti controlla parte del litorale romano e già tra giugno e agosto 2024 si sono contati quattro attentati in palestre e bar e abitazioni, con modalità del tutto simili a quelle dell'esplosione sotto casa. Senza contare, e non è poco, la pista droga. Nell'area verde davanti all'abitazione di Ranucci, hanno riferito i residenti a varie testate, c'è una piazza di spaccio attiva da anni: e già ieri il Giornale scriveva che un trafficante del litorale fu ucciso nello stesso circuito che portò alla morte dell'ultrà laziale Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Gli abitanti della zona ricordano "colpi di pistola nello spiazzo di fronte a viale Po" di pochi giorni fa nonché la presenza di "latitanti" in quel quartiere come ad Ardea e Pomezia. Le bombe carta sono un metodo di intimidazione come un altro. Giugno 2024: un ordigno esplode sotto l'auto di una guardia giurata. A Pomezia e Ardea, a fine gennaio, la Polizia sequestra armi e 150 petardi ad alta potenza, più batterie monocolpo e "cipolle" artigianali. A giugno un'altra bomba artigianale devasta la palestra "Di Napoli" senza fare vittime: anche lì indagò la Dda. Tutti episodi nella stessa cintura costiera, e senza che, ieri, servisse un report riservato degli inquirenti per saperlo: le ricostruzioni sono tutte su giornali nazionali e locali. La tipologia è sempre quella: bombe carta improvvisate o artifizi pirotecnici modificati, materiale facilmente reperibile e potenzialmente letale. Nessun ordigno militare, nessuna strategia terroristica, semmai un repertorio criminale di basso livello. Un sequestro del gennaio 2025 dimostra che vario materiale esplosivo del genere circola nell'hinterland sud della capitale, in contiguità geografica con Aprilia e Campo di Carne, dove non di rado spuntano residuati bellici e vecchi depositi. In questo quadro, l'episodio di casa Ranucci assomiglia parecchio al frammento coerente di un quadro tipicamente più ampio: una serie di scoppi, intimidazioni, dispetti e vendette che negli ultimi due anni hanno punteggiato il litorale.
Tra le infinite ipotesi (ciascuno ha sparato la sua: non solo nel più noto cialtronismo giornalistico, ma anche ai massimi livelli politici) è più che plausibile anche un attentato che non avesse nulla a che vedere con il giornalismo né con Report, messo in piedi maldestramente da chi non sapeva neppure chi sarebbe risultata la vittima. Questo riferiscono tre fonti di cui ci fidiamo. Il che non toglie che la pista dell'intimidazione mirata resti possibile: semplicemente non è l'unica, e neanche la più probabile.