Figli d'arte

Gabriele Greggio: "A calcio ero un disastro. Fortuna che c'era papà"

Il suo sogno è fare l'attore all'estero. Non a caso ha studiato a New York e Londra, dove vive. Gabriele avrebbe potuto intraprendere la carriera televisiva, ma dal padre Ezio ha voluto carpire i segreti del set cinematografico

Gabriele Greggio: "A calcio ero un disastro. Fortuna che c'era papà"

Essere figli d'arte non è facile. Specialmente per chi ha come padre Ezio Greggio, che ha segnato la storia della tv italiana da “Drive In” a “Striscia la notizia”. Eppure Gabriele Greggio, 24 anni, ha sempre cercato di carpire i segreti del papà e gli insegnamenti giusti: “Lavorare sodo e farsi trovare sempre preparati”. Gabriele ha studiato per diventare attore a New York e Londra, aiuta anche il padre per il Monte Carlo Film Festival. “Sono al suo fianco nella ricerca dei film, nei rapporti con le società di produzione e di distribuzione, con gli attori e registi che vengono invitati”, ci ha detto.

Che padre è Ezio?
“Ho sempre avuto un rapporto molto stretto e affettuoso con mio padre, sin da piccolo. È sempre stato presente nei momenti più importanti della mia vita e mi ha sempre dato una mano, se avevo delle difficoltà. Papà mi fa ridere tanto. È sempre al mio fianco: mi incitava sul campo da calcio da piccolo anche se correvo poco e aspettavo la palla anziché andarmela a cercare, mi spronava nello studio e mi ha sempre dato dritte costruttive sul lavoro fin da quando ho studiato acting e fatto le mie prime recite in teatro a New York. Mi è sempre vicino, mi vuole bene e me lo fa sentire“.

Qual è l'insegnamento che ti ha dato e quali consigli ti dà?
“Mi ha sempre detto di farmi trovare preparato a prescindere da cosa io decida di fare. Sia sul palcoscenico che nella vita: non essere pigro, lavorare sodo per riuscire ad arrivare agli obiettivi“.

È difficile o più facile essere figli d’arte?
“Sono fiero di mio papà. So la strada che ha percorso per arrivare là in alto, dov’è adesso, e so quanto abbia studiato e lavorato per diventare un 'Big'. Ho preso il suo esempio come regola di vita e, come lui, mi impegno ogni giorno“.

Hai studiato a New York e Londra, cosa ti hanno insegnato queste due città?
“Sicuramente a come utilizzare la lavatrice, il forno e cucinare a casa…Pasta…Tanta pasta, ma anche i noodles (li scaldavo al microonde). Anche a tenere in ordine il mio appartamento. Mi ha insegnato a capire chi sono, spendendo tanto tempo con me stesso”.

Quando hai capito che avresti voluto fare l’attore?
“Vedendo mio papà lavorare sul set, soprattutto quando girava film a Los Angeles, in Canada. Mentre in Costa Azzurra mi ha fatto capire che la piattaforma per esprimere tutte queste forti emozioni erano il cinema e il teatro“.

Quali i tuoi progetti futuri?
“Ho finito di girare due mesi fa un cortometraggio, che ha vinto un premio ad un Festival. Ho interpretato un ruolo di un gangster italo-americano negli anni '60. Mi diverto sempre a interpretare i personaggi un po' più cattivi. Adesso sto lavorando su una web-serie qui a Londra, che ho iniziato a girare proprio in questi giorni. L’importante per me è continuare a praticare e sviluppare i 'muscoli' dell’attore”.



Segui già la nuova pagina pop de ilGiornale.it?

Commenti