Il giallo del film di Sorrentino. A Cannes "Loro" non ci sono

Il direttore Fremaux: "Vedremo se e come mostrare la pellicola". In concorso Garrone e Rohrwacher

Il giallo del film di Sorrentino. A Cannes "Loro" non ci sono

Garrone e Sorrentino in duello a Cannes, la saga. Correva l'anno 2008 e i due presentavano rispettivamente Gomorra (dall'omonimo libro di Saviano) e Il Divo (su Giulio Andreotti). Poi nel 2015 eccoli ancora in tandem con Tale of Tales - Il racconto dei racconti e Youth - La giovinezza. Arriva il 2018 e tutti - memori anche del «non c'è due senza tre» - si aspettavano il nuovo derby con Dogman, il film ispirato al mostro della cronaca nera della Magliana «Il canaro», e Loro, incentrato sul mostro (ricordiamo anche l'etimologia latina di «portento») della politica italiana degli ultimi 25 anni Silvio Berlusconi interpretato dal mutante Toni Servillo. Ma, ieri, Thierry Frémaux, il delegato generale del festival di Cannes in programma dall'8 al 18 maggio, quando ha annunciato tutti i film della selezione ha pronunciato - male - quello di Garrone dimenticandosi però quello di Sorrentino. Ma come, Cannes aveva la possibilità di mostrare le 4 ore abbondanti di grande bellezza sul lato b, quello privato e controverso della nostra figura politica italiana più conosciuta al mondo, e se l'è lasciato scappare? Impossibile dire oggi che cosa sia successo esattamente. Certo può essere che Loro, che in Italia uscirà diviso in due capitoli il 24 aprile e il 10 maggio, non sia piaciuto ai selezionatori.

Ma, visto il clamore mediatico che il film innescherà, non sembra essere un'ipotesi plausibile anche perché non sono certo tutti capolavori quelli che passano tra le decine e decine di film selezionati. Seguendo questa stessa logica non può essere neanche che il film abbia spaventato il festival votato a un inedito basso profilo. Forse invece, azzarda qualcuno, Fremaux vuole preservare questa carica mediatica e annunciare il titolo successivamente. Così si spiegherebbero le sue parole di risposta alla domanda sull'esclusione di Sorrentino: «La natura stessa di quel progetto ci ha fatto un po' esitare sul modo in cui mostrare il film a Cannes. Le discussioni sono ancora in corso». Insomma le porte del festival non sono del tutto chiuse.

Può essere però anche che l'affaire Sorrentino sia il frutto della nuova rigidità decisa dai responsabili di Cannes. Dopo il divieto categorico dei selfie sul red carpet, dopo lo spostamento degli orari delle anteprime per la stampa per evitare gli eventuali immediati commenti negativi sui social e dopo la battaglia con Netflix e la chiusura ai suoi film che, uscendo direttamente sulla piattaforma saltano a piè pari la sala cinematografica (e il festival vuole invece tutelare a tutti i costi l'esercizio francese), forse Cannes vuole mantenere fortemente l'esclusiva dell'anteprima mondiale delle opere presentate in concorso.

L'uscita in Italia di Loro 1 prima del festival di certo non aiuta anche se in passato è stato chiuso un occhio per Nanni Moretti. Ma il messaggio sembra essere che ora non ci sono più privilegi. È la linea dura di Fremaux che ama esibire anche una forma tutta sua di tracotante arroganza. Qualcuno parla addirittura di suicidio di un festival arroccato su posizioni antiche. Chissà, intanto quel che è certo è che Fremaux esprime almeno un'idea forte e radicale: il cinema deve essere ancora quello che verrà mostrato nella sala cinematografica tradizionale mentre in quelle di Cannes c'è spazio solo per eventi in anteprima mondiale anche perché, nell'epoca globale dei social, il rischio è che un film uscito anche solo in un paese appaia già vecchio prima ancora di arrivare al festival.

Nuovi di zecca invece gli altri titoli di film italiani (c'è anche in «Cinéfondation» il corto Così in terra di Pier Lorenzo Pisano del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma) che, dopo l'assenza totale dell'anno scorso, sono addirittura due in concorso. Così, oltre al film di Garrone, ecco Lazzaro felice di Alice Rohrwacher, storia di un'intensa amicizia tra campagna e città tra Lazzaro (Adriano Tardiolo) e Tancredi (Luca Chikovani), mentre nella sezione «Un Certain Regard» approda la storia di fratellanza Euphoria, il secondo film da regista dopo Miele di Valeria Golino con un cast «all star»: Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi e Jasmine Trinca.

Una benvenuta deriva al femminile curiosamente anticipata da Steven

Spielberg che, qualche settimana fa durante i premi David di Donatello, disse, come i «precog» del suo Minority Report, che Valeria Golino e Alice Rohrwacher rappresentavano il futuro del nostro cinema. E il futuro è adesso.

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