C'è qualcosa di obiettivamente romanzesco nella storia di Gigi D'Alessio, uno dei pochi che sia riuscito a superare i pregiudizi a suon di pubblico, di copie vendute e di tournèe con «la gente che canta come se fosse un karaoke». E anche il disco Noi due, che esce venerdì per Sony, conferma una crescita continua e una evoluzione stilistica che valgono un applauso a prescindere. Lui, che l'ha presentato ieri torrenziale come al solito, ha detto che «un album può diventare noioso se conserva le stesse sonorità per tutte le canzoni e così io le ho cambiate». Nelle dodici canzoni ci sono quindi il napoletano e l'italiano, il bel canto e l'autotune (usato in modo trasparente e non invasivo in Puorteme cu tte), l'attualità di La Milano da bere e la passione di Amanti noi. «Noi due», in realtà, sono tutte le facce di Gigi D'Alessio, che riesce a essere credibile anche quando duetta con se stesso nella bella e moderna Domani vedrai che ha il featuring di Gigi, ossia di se stesso. E in più ci sono i duetti che, a differenza di altri, Gigi D'Alessio ha capito essere un simbolo di modernità e non un semplice stratagemma per sopperire alla carenza di idee.
In Milano da bere c'è Emis Killa, in Quanto amore si dà, nato durante The Voice, c'è Guè Pequeno, Non solo parole ha la voce inconfondibile di Giusy Ferreri, Come me è divisa con Luchè e L'ammore è cantato con Fiorella Mannoia che ieri lo ha anche ringraziato pubblicamente su Twitter. «Avevo letto che lei avrebbe duettato anche con me, se ci fosse stato un bel brano. L'ho scritto in auto, tra Roma e Milano, e quando l'ha ascoltato lei si è commossa. Allora le ho detto se ti piace, la devi cantare con me. Ha accettato a condizione che le dessi una mano con il napoletano». Già il napoletano. «Quando sono arrivato a Sanremo per la prima volta, i discografici non volevano che cantassi i versi in napoletano della mia canzone Non dirgli mai (qui rivista a 20 anni dalla presentazione - ndr). Ho detto di sì e per loro l'ho cambiata. Ma poi tanto eravamo in diretta e io l'ho cantata lo stesso in napoletano».
E, come giustamente ha detto ieri, questo artista nato studiando musica e suonando ai matrimoni ha aiutato la lingua napoletana a entrare anche nella nuova scena composta da talenti come Liberato o Luché che, parola di Gigi, «era imbarazzato a chiedermi una foto ma poi ha confessato che conosce tutte le mie canzoni». E non è un caso che la liaison con Nino D'Angelo, quella dei «Figli di un Re minore» già andata in scena a Napoli e ritorni sul palco di nuovo a Napoli il 26 dicembre, al Forum di Milano il 20 gennaio e al Palazzo dello Sport di Roma il 24 gennaio. Un po' prima Gigi tornerà in tv, prima serata su Rai1con Vanessa Incontrada.
Titolo: Vent'anni che siamo italiani. «Sarà una specie di storia in tre puntate, le stiamo scrivendo», dice lui. E Anna Tatangelo? «Non c'è sul disco perché altrimenti sembra che ce la cantiamo e suoniamo sempre noi due. Non siamo mica Albano e Romina...».
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