È stato uno dei bluesmen più longevi nella storia della musica popolare afroamericana e ha fatto vibrare le sue canzoni dagli anni Venti del sexcolo scorso ai Duemila inoltrati (è scomparso nel 2006 a 96 anni suonati). Per certi versi è la memoria storica del blues attraverso i decenni. Nato a Shelby, nel cuore del Mississippi, è cresciuto a St.Louis, dove ha coniugato lo stile del Delta con quello del Missouri. Musicista a tempo pieno ma anche (a inizio carriera) distillatore di whiskey clandestino e uomo dal carattere a dir poco fumantino (in un mondo violento e selvaggio come quello dei locali barrelhouse e degli speakeasies sparò un colpo di pistola nei genitali al collega chitarrista JD Short che gli si era avventato contro armato di coltello) Henry Townsend, chitarrista, pianista e cantante dalla voce bronzea e tornita, non è certo passato inosservato. Soprattutto perché ha scritto tantissimi blues, rispettando sempre la tradizione ma riuscendo sempre a sfuggire la trappola dei revival. Per comprendere il suo stile tanto spartano quanto espressivo esce l'album Original St.Louis Blues Live che ne ripercorre la carriera attraverso brani originali come Come On In My House e All My Money Gone e riletture di classici di Sonny Boy Williamson I o Willie Brown.
Per i fanatici e i bluesofili c'è anche (in inglese) la sua autobiografia A Blues Life, ricca di aneddoti e di colpi di scena, come quando, negli anni Trenta, incontrò Robert johnson e disse di lui: «Aveva un suono moloto molto dolce. Ma ce ne sono stati tanti così, prima e dopo di lui».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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