Cultura e Spettacoli

Hollywood contagiata dalla paura (non) gira il suo film più apocalittico

Gli studios si bloccano: ferme uscite, riprese (come Bond e Cruise) e produzioni

Hollywood contagiata dalla paura (non) gira il suo film più apocalittico

da Los Angeles

Ci abbiamo pensato tutti: sembra di vivere in uno dei tanti film apocalittici dove l'umanità è flagellata da eventi che ne cambieranno la natura e che costringeranno l'uomo a fare i conti per sempre con le conseguenze di un contagio misterioso e letale, anche se nella realtà la fabbrica dei film si sta fermando, messa in scacco da una pandemia che avrà conseguenze pesantissime anche per il mondo dorato di Hollywood. Un mondo scosso nei giorni scorsi dall'annuncio di uno dei suoi campioni più rappresentativi, Tom Hanks, che con la moglie Rita Wilson ha comunicato di essere risultato positivo al virus durante le riprese in Australia di un film su Elvis Presley diretto da Baz Luhrmann, riprese che sono state ovviamente bloccate. Bloccate come la maggior parte delle produzioni in corso.

La crew di un film conta almeno centinaia di persone a stretto contatto fra loro ed è impossibile garantirne la sicurezza. Il governo americano al momento minimizza ma gli studios hanno deciso di reagire autonomamente senza aspettare decreti o nuovi divieti e hanno messo in pausa la fabbrica dei sogni, mai così necessaria come in questo periodo. Non è solo attenzione alla salute: è anche una necessità economica. Perché produrre film che non potranno essere proiettati in una sala? Perché spendere centinaia di milioni di euro per produzioni che non verranno esposte ai festival? Perché obbligare i professionisti del cinema a rischiare la propria vita dando il via a un'infinita serie di cause legali?

Il primo segnale forte a Hollywood lo ha dato la famiglia Broccoli, che da quasi settant'anni produce i film di James Bond, un franchise internazionale che costa e genera una fortuna. L'uscita del nuovo film, dal titolo quasi profetico No time to die (Non è tempo di morire) era prevista per aprile è stata rimandata a novembre. Il primo sassolino di una valanga di sospensioni, ritardi e cancellazioni, a partire da Mission Impossible 7, con l'immarcescibile Tom Cruise, le cui riprese erano in corso a Venezia proprio durante l'inizio del contagio in Italia, per arrivare a Fast and Furious 9, in uscita a maggio ma rimandato all'aprile dell'anno prossimo; Mulan, l'ambizioso e molto costoso live action della Disney in uscita per fine mese, rimandato a data da destinarsi. Destino condiviso con il nuovo film degli X-men, il sequel di Un posto tranquillo, quello di Peter Rabbit, The Lovebirds, Antlers, il nuovo horror di Guillermo del Toro. In pratica è stata cancellata ogni uscita prevista negli Stati Uniti. Non solo le uscite, ma anche la produzione si è bloccata. Il nuovo film della Marvel, Shang Chi, le cui riprese sono state sospese, almeno fino a quando non si avranno gli esiti del test fatto sul regista, ora in isolamento.

Il virus e la paura hanno condizionato anche il mondo dell'intrattenimento on demand: Disney plus ha interrotto le riprese della nuova serie The Falcon and the Winter Soldier, spin off del mondo degli Avengers, Netflix ha annunciato lo stop delle riprese per Grace and Frankie, la Abc ha interrotto quelle di Grey's Anatomy, la Warner quelle di Riverdale, e così via.

Anche il teatro non è rimasto immune all'emergenza e Broadway ha sospeso tutti gli spettacoli.

Esaurite le serie già online e prodotte, rivisti i vecchi film che scaldano il cuore, se non verrà trovato un vaccino in tempi ragionevoli non resterà che leggere un libro o sedersi a qualche metro di distanza intorno a un fuoco a raccontarci storie di fantasia e di un passato migliore come facevano i nostri nonni, ma in uno di quei futuri distopici e post apocalittici che fino a ieri sembrano solo essere frutto della fantasia di Hollywood.

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