Cinquant'anni di Bandiera gialla. "A tutti i maggiori degli anni 18, questo programma è rigorosamente riservato ai giovanissimi...". Lo slogan diceva già tutto. Il programma radiofonico che il 16 ottobre 1965 fece scoprire ai ragazzi la musica americana e le minigonne. Una vera e propria rivoluzione culturale che oggi compie mezzo secolo. Raccontato dai due protagonisti, un'esperienza esilarante, con Renzo Arbore che ricorda com'era divertente "lanciare i ischi e le mode della swinging London" e Gianni Boncompagni che non ha dubbi: "I cantanti di oggi? Tutti agli arresti domiciliari, così non possono fare danni. Sono spaventosi", racconta a Repubblica.
"Io e Gianni, due veri sciagurati" racconta Arbore, "ci eravamo rincontrati a settembre dopo aver vinto un concorso di maestri programmatori per la radio con l'idea di fare una trasmissione di musica moderna. La proposta fu discussa dalla direzione della radio, allora guidata dal maestro Giulio Razzi e successivamente affidata a Leone Piccioni, ma determinante fu Luciano Rispoli, che per superare le diffidenze propose di chiamare il programma Bandiera gialla ". "Era quella che si metteva sulle navi quando c'erano gli appestati..." sogghigna Boncompagni "Grande intuizione, ci davano via libera". "Veramente" riprende Arbore "avevamo pensato a un titolo in inglese. Ma quella bandiera, grazie anche alla complicità di Maurizio Riganti, ci permetteva di arginare le regole che affliggevano un disco. Non potevi passarlo nella stessa trasmissione se non ogni 15 giorni per evitare che i discografici potessero corrompere i conduttori, allora escogitammo di presentare in ogni puntata quattro gruppi di tre canzoni che venivano votate". "All'inizio non pensavamo di fare una rivoluzione" aggiunge Boncompagni "però si parlava molto del programma: avevamo "inventato" i giovani, categoria che non era considerata.
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