Cultura e Spettacoli

I Bardamu, jazz con un tocco indie

Nel nuovo album «Back to the Birth» un ritorno alle origini in 8 brani

Angela Lonardo

Jose Luis «Changuito» Quintana, vincitore di ben due Grammy, li ha definiti «il nuovo volto del jazz contemporaneo». Sono i Bardamu, ovvero Alfonso Tramontana e Ginaski Wop, gruppo giovane ma con alle spalle una storia musicale già lunga. I due hanno lavorato soprattutto all'estero, dove hanno pubblicato quattro dei loro sei album. «Da una quindicina d'anni l'Italia è distratta verso la musica e, più in generale, verso le arti» commenta Ginaski. Il pubblico è in tempo a rimediare ascoltando Back to the Birth (Farandula Officine), il loro nuovo lavoro in cui sono accompagnati dal sassofonista Robertico Martinez. «Come indica il titolo, questo album è un ritorno alle origini spiega Alfonso - Tra i generi che hanno contraddistinto la nostra formazione musicale c'è il jazz. Abbiamo voluto ricreare le atmosfere dei nostri primi concerti, conservando un tocco cantautorale». Otto le tracce contenute, sette inediti e una cover. È The Moon Song, che ha fatto da colonna sonora al film Her di Spike Jonze. «Siamo convinti che sia uno dei film più belli degli ultimi anni» dice Ginaski. «Ci piaceva il fatto che rappresenta la rarefazione dei sentimenti. Soprattutto, in termini musicali era una bella sfida perché il brano rientra nell'universo indie, mentre noi abbiamo messo il jazz nell'indie». Spicca la batteria del Premio Grammy Horacio «El Negro» Hernandez in 23 y O. «Il nome è di una strada dell'Avana dove, quando abitavamo a Cuba, ci riunivamo con altri musicisti. Abbiamo riprodotto quei suoni per offrire la sensazione più vera di ciò che provavamo.

Oltre a Hernandez suonano anche alcuni amici, che intervengono per mettere la loro firma su questa cartolina».

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