I care a lot, così vengono truffati gli anziani

I care a lot è il nuovo film in arrivo su Amazon Prime: qui si racconta la strategia legale con la quale una donna truffa e deruba gli anziani

I care a lot, così vengono truffati gli anziani

I care a lot è il titolo che debutterà su Amazon Prime Video il prossimo 19 febbraio e che è già stato in grado di attirare l'attenzione del pubblico grazie alla nomination ai Golden Globes per la protagonista, Rosamund Pike.

I care a lot, la trama

Marla Grayson (Pike) è una donna ambiziosa che usa il suo lavoro per arricchirsi alle spalle delle fasce più "fragili" della popolazione. La donna, infatti, si dovrebbe prendere cura degli anziani che non sono più del tutto indipedenti. Il condizionale è d'obbligo, dal momento che la donna usa la sua posizione per truffare coloro di cui dovrebbe prendersi cura.

Infatti Marla Grayson usa il suo fascino e il suo cervello per avvicinarsi agli anziani, farsi assumere come tutore legale e poi accaparrarsi le ricchezze dei suoi assistiti, per farli poi finire nelle case di riposo. Questa strategia criminale, tuttavia, subisce uno stop quando la strada di Marla incrocia quella di Jennifer Peterson (Diane Wiest). Stavolta l'anziana che Marla vuole truffare ha le spalle ben coperte e per la tutrice legale inizierà un vero e proprio incubo che la spingerà ad avere timore per la sua stessa vita.

Una commedia grottesca che non ha paura di essere insopportabile

I care a lot è l'espressione che Marla usa e che si traduce con un "Ci tengo molto". La protagonista del film si presenta immediatamente agli occhi dello spettatore come una persona fraudolenta, che mente, che non si fa scrupoli a giocare con l'empatia per ottenere quello che vuole. L'elemento paradossale, tuttavia, è che Marla Greyson non è una criminale, non agisce contro la legge. Al contrario, la donna usa i buchi legislativi, muovendosi per un sistema corrotto e ormai troppo antico che tuttavia non ha voglia di rinnovarsi.

E questa pigrizia di intenti si trasforma in un terreno fertile dove i personaggi come Marla si possono muovere, senza timore di incorrere in sanzioni istituzionali. I care a Lot parla di questo: parla di sistemi che non funzionano, di "squali" che non hanno alcuna remora a usare gli errori a proprio vantaggio a discapito delle persone e delle fasce sociali più deboli, che non hanno possibilità di difendersi dall'avidità e dalla freddezza di chi vuole restare a galla a discapito degli altri.

Tuttavia, il regista inglese J Blakeson usa una carta tutt'altro che scontata per denunciare questa avidità egoistica e indifferente. Invece di confezionare un film di accusa e con un chiaro impianto sociale, il regista usa l'ironia e regala quella che potrebbe essere definita una commedia thriller. L'intelligente uso dell'ironia e del sarcasmo, infatti, aiuta ad alleggerire la percezione del film. Di questo modo lo spettatore non si sente come se dovesse essere educato o chiamato alle armi. La fruizione rimane così più naturale, così come l'intrattenimento: e allo stesso tempo si riescono a mettere in luci aspetti non così scontati.

Marla è dipinta come un personaggio quasi mefistofelico: che si veste, parla e ragiona solo in virtù di quello che vuole ottenere. Lo spettatore la odia immediatamente, allontana ogni possibile coinvolgimento emotivo o qualsiasi forma di empatia. Non c'è romanticizzazione del suo ruolo, né un vero e proprio arco di redenzione. Marla è dipinta nei suoi toni peggiori e questo risalta ancora di più perché J Blakeson usa il thriller per descrivere una donna che non rientra nell'ideologia femminile che ci si aspetta.

Non è una madre, non è un animo gentile che ha bisogno di essere salvata, né una creatura dalle ali spezzate che sta cercando di rimanere a galla. In questo senso somiglia molto al personaggio che Rosamund Pike aveva già interpretato in Gone Girl - L'amore bugiardo. È indifferente, manipolatrice, crudele per il semplice piacere di esserlo.

Si tratta dunque di un personaggio scomodo, che in qualche modo scardina un certo tipo di immaginario. E proprio con questo tipo di meccanismo J Blakeson riesce a trasformare un film che sulla carta sembrava non avere molto da offrire, in una pellicola da non perdersi.

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