«Tutti si meravigliano che a 50 anni io possa ancora sgambettare. Ma a quest'età non si è proprio decrepite... E vedendo Liza Minnelli ancora magnifica a 75, mi sono detta: Ancora un po' di tempo ce l'ho». La rispostina, garbata ma decisa, Lorella Cuccarini la indirizzò ad Heater Parisi, quando l'amata-odiata collega affermò che «alzare la gambetta» oltre i cinquanta diventava «una faccenda patetica». Superato il mezzo secolo non ha alcuna intenzione di diventare patetica, l'effervescente Lorella. E profonde in teatro il suo intatto talento: col musical La regina di ghiaccio (fino a domenica al Brancaccio di Roma, e quindi in tournée fino al 28 febbraio a Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Torino, Catania) e con il suo debutto nella prosa in Non mi hai più detto ti amo (dal 5 aprile al Manzoni di Milano).
Sarà che non si può rimanere a vita «la più amata dagli italiani»; sarà che anche le bionde hanno un alto dark. Fatto sta che indossare per la seconda volta la parrucca nera, assieme ai panni della cattiva, le sta regalando un bel successo.
«Sì: dopo la matrigna di Rapunzel, sto portando in tutta Italia la principessa Turandot; quella che secondo Puccini di gel è cinta. Solo che la mia è la Turandot della fiaba persiana che ispirò l'opera, contaminata dall'autore e regista Maurizio Colombi con altre figure della mitologia cinese».
Anche questa fatale sovrana ha il cuore chiuso dal gelo del suo odio per gli uomini.
«Sto adorando questa cattiva. E' più complessa e tormentata che nell'opera pucciniana. Lì Turandot rimane algida fino al bacio finale, che la trasformerà; qui si dibatte quasi da subito nell'incertezza se cedere o meno all'amore di Calaf, rivelando una fragilità molto più umana. E alla fine anche il nostro Calaf intona il suo Nessun dorma. In una versione naturalmente diversa, molto più pop, e in duetto con la stessa Turandot».
Diciotto canzoni, composte da Davide Magnabosco ed eseguite dal vivo, l'uso di videoproiezioni accanto a citazioni vintage; una tournèe di successo. Eppure lei è rimasta a lungo perplessa, riguardo questo musical.
«Temevo che i melomani potessero storcere il naso. La Cuccarini che fa Turandot! E pensavo non fosse adatto ai bambini. Ma matinèe affollatissime mi hanno convinta: questa è una fiaba, e accanto al bene le fiabe parlano anche del male. Che fa parte della vita».
Finché, dopo trentatré anni di carriera, si è decisa: ad aprile debutterà anche nella prosa.
«Era da tempo, che ci pensavo. Non volevo soliti titoli brillanti, però; quei testi americani o inglesi che sono solito appannaggio delle soubrette intenzionate a cambiare genere. Gabriele Pignotta ha scritto appositamente per me Non mi hai più detto ti amo, una commedia divertente e riflessiva assieme, che ha avuto un debutto estivo al festival di Borgio Verezzi, e nella quale ritrovo, a vent'anni di distanza, il mio amato partner in Grease, Giampiero Ingrassia».
E' la storia di una famiglia retta da una moglie e madre praticamente perfetta. Fino al giorno in cui...
«...La moglie e madre perfetta anche troppo perfetta - incappa in un grave problema. Che spiazza un marito impreparato, una figlia indolente e un figlio cocco di mamma. E la famiglia sbanda. Abbiamo parlato a lungo, io e Pignotta, di questo tema, cui tengo moltissimo. Volevo riportare la famiglia al centro dell'attenzione. Oggi sembra impossibile che la famiglia possa resistere alle difficoltà. Il problema è che oggi ci si sposa e se non funziona chi se ne importa, tanto si può sempre mandare a monte tutto. E invece, come nella nostra storia, il coraggio sta proprio nell'affrontare le difficoltà assieme».
E la tv? Lei non sembra smaniare di riapparire a tutti i costi.
«So bene che quel che conta in tv è la giovinezza. E che in Italia, a differenza che in America o in Francia, il talento ha una scadenza. Così viene spesso messo da parte, e dimenticato.
Anche se non è sempre detto che le giovani che ci sostituiscono abbiano l'esperienza e il carisma sufficienti per esprimerlo. Per questo ora mi dedico soprattutto al teatro. Io amo troppo questo mestiere. Lo amo ancora come il primo giorno».
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