Luca Crovi
Durante la Guerra fredda i fatti raccontati in Un passato da spia (Mondadori, pagg. 264, euro 20) non sarebbero mai accaduti. L'ultimo romanzo di John le Carré ci racconta la crisi della figura delle spie non solo a livello mediatico e politico ma psicologico. Il crollo del blocchi internazionali ha comportato un dazio terribile da pagare: l'annullamento del ruolo degli agenti dei Servizi segreti. Dopo aver raccontato storie di doppiogiochisti, di appostamenti, di codici da svelare, di piani da rubare ora Le Carré racconta cosa capita a un ex capo del controspionaggio che finisce sul banco degli imputati, costretto ad ammettere di aver sacrificato un ottimo agente e una donna innocente per una causa che il mondo «quasi non ricorda affatto». Eppure il caso Windfall doveva essere una semplice operazione di controllo finita male. L'agente Peter Guillam verrà convocato a Londra per dare spiegazione del suo operato nel passato, lui che da tempo vive ritirato in pensione nella sua tenuta agricola in Bretagna. Ai giorni nostri l'opinione pubblica vuole che si faccia chiarezza su certe operazioni messe a segno da personaggi come George Smiley, Alec Lemas, Jim Prideaux. Tutte persone che hanno lavorato fianco a fianco di Peter Guillam per i Servizi segreti britannici.
Le Carré evidenzia come anche chi è stato «un soldato semplice di grande lealtà» che ha creduto di svolgere il suo servizio di spia «per la pace nel mondo» oggi deve rendere conto delle sue azioni. Non gode più di nessuna immunità. Ed è lo stesso George Smiley a confessare amaramente, nelle ultime pagine del romanzo: «Non eravamo spietati. Non lo siamo mai stati. Avevamo compassione, eccome se ce l'avevamo. Forse a volte era mal riposta. E di sicuro è stata inutile». Ma perché gli uomini dei Servizi segreti hanno fatto quello che hanno fatto? «Tutto avvenne nel nome del capitalismo? Dio ce ne scampi! O della Cristianità. E allora Dio ci perdoni... Allora è stato fatto tutto per l'Inghilterra... Ma l'Inghilterra di chi?...
L'Inghilterra unica cittadina del mondo? Oppure la mia missione, se mai sono stato consapevole di averne una, al di là delle singole battaglie con il nemico, è stata perseguire il bene dell'Europa. Se sono stato spietato sono stato spietato per l'Europa. Se ho avuto un ideale raggiungibile è stato quello di condurre l'Europa fuori dalle tenebre verso una nuova età della ragione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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