Incantano gli amanti narrati da Matteo Vicino

Il film di Matteo Vicino, Lovers, è orgoglio della cinematografia italiana

Incantano gli amanti narrati da Matteo Vicino

Un film italiano del quale essere orgogliosi. Dal respiro europeo, intelligente come il suo autore che l'ha ideato, che andrebbe rivisto più e più volte per coglierne i tanti aspetti e messaggi. Insomma, Lovers è un film diverso dal solito, non accomunato alla solita media al ribasso che contraddistingue buona parte della cinematografia italiana. Infatti, essendo superiore a quella media, molte case cinematografiche si sono ben guardate dal distribuirlo. Hai visto mai che andasse ad oscurare il livello, spesso scarso, dei soliti noti che girano e rigirano davanti e dietro la macchina da presa? In pratica, avete giusto sei giorni per vederlo, sempre se siate fortunati, perché le sale messe a disposizione del talentuoso Matteo Vicino sono solo trentacinque, come non si farebbe neanche per uno di quei film noiosissimi provenienti dai Festival, che tanto piacciono alla critica snob e alle giurie allineate. Lovers è un film particolare, un inno alla cultura, un puntare il dito contro l'ignoranza (a tutti i livelli) che finisce per sprofondare il livello, appunto, culturale del nostro paese. Un'opera dalla struttura circolare, a incastro, nella quale vengono raccontate quattro storie che parlano (apparentemente) di amore, ma che, in realtà, svelano molto di più. Gli episodi sono completamente staccati tra di loro anche se, a ben vedere, c'è un legame che li unisce e non solo per il fatto che i quattro protagonisti (bravissimi) recitano in ognuno di essi, vestendo, a seconda dei casi, le maschere del vincente o del perdente. Un peccato svelarvi la loro trama, perché perdereste il gusto della sorpresa, mai banale. Azione e reazione sono concatenate nel corso del film e apertura e chiusura, come in un cerchio, sono consegnate, non a caso, a una libreria, baluardo non omologato alla cultura da smartphone.

«Per diventare medico, per scrivere una storia d'amore, per costruire un ponte, serve un libro» viene detto nel film e questa è la frase cardine che spiega tutto il senso dell'operazione. Si potrebbe anche dire, però, che per fare del buon cinema servano autori veri. Matteo Vicino è certamente tra queste rarità. Infatti, il cinema italiano lo ignora.

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