Eggià, sarà una sorpresa. Anche al prossimo Festival, Simona Molinari resterà fuori dal coro. Giovanissima, bella e molto swing. Per di più in compagnia del pianista Peter Cincotti, giovane pure lui e super negli States, dove dieci anni fa il suo primo album ha debuttato direttamente al primo posto. Sono una coppia particolare, loro: «Lei è unica, ha una voce pazzesca e, quando lavoriamo insieme, il nostro rapporto fa nascere belle sensazioni», spiega Cincotti, che è italiano di origine ma al massimo riesce a dire ciao nella nostra lingua. Si sono incontrati due anni fa, hanno inciso un brano insieme (nel disco della Molinari) e adesso si presentano in gara all'Ariston con due canzoni che alla critica sono piaciute assai e al pubblico porteranno una folata di attualissimo passato. «Il mio - spiega la Molinari, che ha 30 anni e vive(va) a L'Aquila - è elettroswing: una rivisitazione dello swing con qualche aggiunta di elettronica per dargli più forza e farlo ballare».
Sarà per questo che i due brani in gara al Festival lasceranno il televoto (e la sala stampa) nell'incertezza: più bello La felicità, con musiche scritte dal bravo e trascurato Carlo Avarello, oppure Dr. Jekyll Mr. Hyde che dà il titolo all'album (in uscita la prossima settimana su Warner) e che è un preziosissimo inedito lasciato da Lelio Luttazzi. Un maestro dello swing. Un musicista che, se fosse nato a Las Vegas, avrebbe fatto impazzire il Rat Pack di Frank Sinatra. E che in Italia è stato fatto impazzire dalle traversie della vita (e della giustizia cieca). «L'ho incontrato a Sanremo quando lui ha suonato con Arisa - spiega la Molinari - e so che ha parlato bene di me. Dopo la sua scomparsa, la sua moglie Rossana mi ha proposto di cantare questo brano inedito e ho subito accettato». Si intitola Dr. Jekyll Mr. Hyde anche perché lo swing è in fondo una musica bipolare: sensuale ma spontanea, ritmata ma pensierosa. Paradossalmente, lo swing è una musica italianissima nello spirito ma clamorosamente sottovalutata proprio in Italia. «Qui da noi la migliore interprete di tutte, oltre a Mina, è stata Jula De Palma, che però dopo venticinque anni di carriera ha mollato tutto e si è trasferita in Canada. E, a modo suo, Simona Molinari ha la stessa carnalità eterea di Jula De Palma: bella voce, presenza invidiabile, ritmo interpretativo da club jazz. Forse per questo, nella serata dei duetti al Festival, insieme con lei e con Cincotti ci sarà anche la leggenda jazz Franco Cerri, anni 87, chitarrista favoloso ed essenziale che ha convertito al jazz tanti e tanti musicisti. «Oltretutto - spiega lei - la sua carriera ha incrociato spesso quella di Luttazzi: ad esempio una volta Lelio avrebbe dovuto dirigere al Festival ma non ha potuto proprio perché aveva avuto un piccolo incidente stradale con Franco».
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