Per un intreccio "Magnifico" serve Lorenzo de' Medici

Barbara Frale firma un romanzo sulla famiglia fiorentina. Che ormai ha dato vita a una vera e propria moda...

Per un intreccio "Magnifico" serve Lorenzo de' Medici

Sarà perché quell'aggettivo, il Magnifico, accostato al più noto dei membri della famiglia, Lorenzo, è di per se stesso sinonimo di potenza. Sarà perché sono stati al centro della politica italiana ed Europea senza ricorrere, quasi mai, alla forza bruta, semmai al denaro, e venendo relativamente dal basso. Sarà perché essendo stati i mecenati di Poliziano, di Marsilio Ficino e di Sandro Botticelli finiscono, inevitabilmente, per incarnare il meglio del Rinascimento, il sogno platonico del potere nelle mani dei sapienti. O sarà semplicemente che le storie delle grandi famiglie sono sempre affascinanti, e la famiglia Medici, per più generazioni, ha fornito materiale per una saga unica e piena di sfaccettature.

Comunque, che dipenda da uno o da tutti questi fattori, il risultato è che i Medici, originari del Mugello e che costruirono la loro fortuna sulla lana prima e sul prestito poi, sono al centro di un vero e proprio boom. Prima la grande serie, Medici-Masters of Florence, coprodotta dalla Rai a partire dal 2016, poi la tetralogia di romanzi scritti da Matteo Strukul e andati molto bene in libreria. Dopo sono arrivati una serie di saggi o di saggi romanzati come Medici. Potere, denaro e ambizione nell'Italia del Rinascimento (Newton Compton) di Paul Strathern, I Medici. Storia di una famiglia (Odoya) di Umberto Dorini, La Congiura (Laterza) di Franco Cardini e Barbara Frale o L'ultima regina di Firenze. I Medici: atto finale (Bompiani) di Luca Scarlini. Fanno capolino persino ne L'eredità dell'abate nero (Newton Compton) del re del giallo storico italiano: Marcello Simoni. E in quest'elenco abbiamo citato solo i libri che hanno venduto di più.

In attesa che arrivi, pare a fine ottobre, la seconda stagione televisiva di Medici-Masters of Florence, che avrà al centro proprio le vicende di Lorenzo il Magnifico e del fratello Giuliano, arriva adesso in libreria un altro romanzo dedicato ai signori di Firenze. A scriverlo Barbara Frale, che abbiamo già nominato sopra per il saggio scritto con Franco Cardini e che è una storica esperta di paleografia e di archivi vaticani. Si intitola In nome dei Medici. Il romanzo di Lorenzo il Magnifico (Newton Compton, pagg. 382).

La studiosa, che ha già dimostrato con I sotterranei di Notre Dame (sempre Newton Compton) di avere una penna accattivante, ha deciso di mettere sotto la lente di ingrandimento quello che è stato l'ingresso di Lorenzo nella vita politica e finanziaria italiana. Nell'inverno del 1466, il primogenito di Piero de' Medici (detto il gottoso), venne mandato da suo padre a Roma per riuscire a far fruttare al meglio il ruolo di «banchieri del Papa» che i Medici si erano conquistati. La famiglia si era ritagliata un enorme ruolo, anche fuori di Firenze, proprio grazie ai suoi rapporti con Papa Paolo II. Però a quel punto era il momento di riuscire a far fruttare quella relazione mettendo le mani sulle miniere di allume appena scoperte a Tolfa nei dominii pontifici. L'allume veniva utilizzato in moltissimi campi, dalla concia delle pelli alla fabbricazione della carta passando per la tintura dei tessuti. Insomma un boccone troppo ghiotto, e conteso tra troppe potenti famiglie, per lasciare che ad occuparsene fosse soltanto il responsabile del banco mediceo a Roma Giovanni Tornabuoni (fratello della madre di Lorenzo, Lucrezia). Non si sa moltissimo di quel viaggio che Lorenzo compì a Roma, di certo gettò le basi anche per il suo matrimonio con Clarice Orsini (discendente di una potente e nobile famiglia romana) avvenuto nel 1468 per procura e poi celebrato religiosamente a Firenze nella tarda primavera del 1469.

Mentre era a Roma e si dibatteva tra gli intrighi Lorenzo era probabilmente entrato in contatto con questa quindicenne che sappiamo fosse rossa di capelli, slanciata, bella e altera. Tanto che sua madre Lucrezia si presentò a negoziare il matrimonio con la fanciulla, nel 1467. Non fu una trattativa andata in porto in fretta. E anche questa lentezza è un piccolo mistero.

La Frale riempie i vuoti della Storia con la «S» maiuscola giocando di fantasia ma con molto rispetto delle fonti e con cognizione di causa. Ne esce una narrazione avvincente che porta il lettore a spasso per le strade di una Roma tumultuosa, a volte sordida, spesso violenta, a tratti bellissima nel suo essere sospesa tra i fasti marmorei dell'antichità. Ed è forse nella capacità di creare un contorno di spessore il lato più interessante del libro. Le persone vicine a Lorenzo, come il suo precettore Gentile de' Becchi o Roberto Malatesta, prendono vita, come estratte dai quadri o dai bassorilievi che li rappresentano. E soprattutto, e qui è dove la Frale gioca più di fantasia, Clarice Orsini, rimasta sempre un po' ai margini delle vicende medicee, viene raccontata in una maniera diversa. Ma anche Roma stessa, in un certo senso diventa un personaggio.

Ci sono le pasquinate, i ladri di strada, il Palio carnevalesco degli storpi, la «ruzzola degli porci», i sacri palazzi.

È forse questa la parte più riuscita del romanzo. Che, a giudicare dal successo dei Medici, più di moda oggi che nel Rinascimento, non sarà certo l'ultimo sul tema.

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