L'abisso della violenza di genere

Io sono l'Abisso è il nuovo romanzo di Donato Carrisi. Un thriller dal ritmo serratissimo in cui si affronta un tema purtroppo molto attuale: la violenza di genere

L'abisso della violenza di genere

A un anno di distanza da La Casa delle Voci, Donato Carrisi torna con un nuovo romanzo, Io sono l'Abisso in cui lo scrittore e regista racconta l'orrore della violenza sulle donne usando una struttura molto simile a quella delle favole. Non c'è il c'era una volta delle narrazioni favolistiche, ma il tono che pervade il romanzo è di quello tipico delle allegorie, dove ogni personaggio quasi smette di essere tale e si nasconde dietro una maschera che ha il compito di rappresentare un vizio o una virtù. Ed è per questo che, per la maggior parte di Io sono l'Abisso i protagonisti non hanno nomi, ma solo "titoli": l'uomo che puliva, la cacciatrice di mosche, la ragazza col ciuffo viola.

L'uomo che puliva è un uomo che lavora per la nettezza urbana di Como e che ha uno strano passatempo: raccoglie l'immondizia delle persone e attraverso questa riesce a carpire i segreti delle donne che rende sue vittime. La cacciatrice di mosche è una donna che ha giurato di essere d'aiuto a tutte le donne che subiscono violenza fisica da parte di uomini che non si fanno scrupoli a lasciare lividi sulla pelle e cicatrici più profonde che, sebbene meno visibili, sono difficilissimi da curare. E infine c'è la ragazza col ciuffo viola: una pre-adolescente che ha scoperto troppo presto quanto può essere sporco, crudele e corrotto il mondo e che, proprio per questo, decide di prendere una decisione definitiva. Il destino di questi tre personaggi, che sembrano quasi una lettura orrorifica delle maschere della commedia dell'arte, si unirà in un fil-rouge dove è proprio la violenza a farla da padrone.

Ambientato tra le province di Como, Nesso e Cernobbio, Io sono l'Abisso è un thriller dal ritmo incalzante, che si lascia divorare nell'arco di qualche ora e che si concentra su un tema sempre molto attuale: quello della violenza di genere. Donato Carrisi usa il suo riconoscibilissimo stile di scrittura per raccontare quanto profondo sia l'abisso che una donna può essere costretta a guardare, mentre fissa negli occhi il suo carnefice. È una storia piena di dolore e ferite, di lividi nascosti sotto maglioni larghi e di sensi di colpa per qualcosa che non si è commesso. Un romanzo in cui le donne quasi smettono di essere semplici esseri umani e si trasformano in simboli: diventano una madre, un trofeo, una merce di scambio. Rappresentazione di fantasie maschili che sono spaventose e orribili.

Come spesso accade nella produzione del regista de L'uomo del labirinto, Donato Carrisi si interroga anche sulle radici del male, sulla sua provenienza. Che cosa trasforma un essere umano in un mostro capace di compiere atti violenti contro una donna o una ragazza? Dove si deve ricercare l'origine di quella scintilla di tenebra che porta a versare il sangue di un'altra persona? Sono queste le domande che Donato Carrisi sembra porre al suo lettore, consapevole probabilmente di non poter ottenere risposta. Semplicemente perché il male è qualche intrecciato al DNA, qualcosa che è sempre lì, in attesa.

Ed è proprio questa consapevolezza che aiuta Io sono l'Abisso ad avventurarsi anche nel genere horror, con alcune scene da leggere rigorosamente con la luce accesa. Perché, come diceva il filosofo Friedrich Nietzsche: "Se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te."

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