Un tavolozza ricca di colori, caricata in borsa e portata «in un luogo sperduto in mezzo al nulla, a Villa Pietro, in Salento, dove abbiamo dato forma al disco». Un dipinto, dunque, dove i colori, accesi e distribuiti un po' ovunque, sono i generi musicali. C'è rock e c'è funk, ma non mancano il pop e il soul, e certo non si possono escludere echi di hip-hop e genere classico cantautorale perché «con quella roba ci sono cresciuto, parlo di grandi come Guccini e De Andrè, e tra dieci anni vorrei essere considerato proprio così: un bravo cantautore». Filippo Maria Fanti, in arte Irama, è un oggetto non esattamente ergonomico da maneggiare: sulla copertina del suo nuovo album - in uscita oggi, dal titolo Giovani (Warner music) alza la mascella ed espone un temibile serpente sul torace, gentilmente scoperto a uso delle fan. «Ma non è minaccioso: spiega in bocca ha un fiore di loto, che significa rinascita, ripartenza. Con questo disco infatti riparto. A me intrigano le simbologie degli antichi egizi, tutto qui». Dunque, Irama va capito e «per capire la verità su di me si devono solo ascoltare le canzoni». Tra queste, Bella e rovinata e quella Giovani che dà il titolo al disco. «Posso dire che giovani è la parola chiave dell'album spiega Irama -. Restare giovani per sempre per me significa avere sempre voglia di crescere e di maturare. Mantenere la scintilla.
Quanto a chi è giovane, se ascolto Guccini penso che è ancora oggi più giovane lui di tanti artisti che si muovono nel mondo artefatto del pop». Da vincitore dell'ultima edizione di Amici e da «rinato», Irama a Sanremo ci tornerebbe: «Ho un brano tenuto da parte rivela . Sì, se avessi l'occasione ci tornerei».
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