La nuova Irene Grandi parla tutto d'un fiato del disco con il quale si gioca il rilancio: Un vento senza nome . «Sono nata come animale da palcoscenico ma stavolta ho deciso di lavorare non lavorando». Si è insomma concessa quasi cinque anni di vita senza pubblicare canzoni inedite, chiedendosi pure se «avevo ancora qualcosa da dire e perché avrei dovuto continuare a fare la ribelle quando ce ne sono altre più giovani di me che lo possono fare». Un momento di riflessione, insomma, molto simile a quello di Carmen Consoli che, forse non a caso, ha lo stesso manager. E ora il grande rilancio. Un disco «meno patinato». E una canzone in gara al Festival che ha lo stesso titolo dell'album e mostra uno dei testi più belli e misteriosi di questa edizione: «Parla del coraggio di cambiare, è una sorta di omaggio, in parte anche autobiografico, alle donne che hanno fatto scelte coraggiose per riprendersi la propria vita». Il pianoforte che sul disco l'accompagna è di Stefano Bollani, che però non sarà presente al Festival: «Mi sarebbe sembrato troppo esoso», dice scherzosamente lei intendendo «esagerato». Nel complesso però Irene Grandi, che in questi anni ha viaggiato, è stata in India, ora vive in campagna e soprattutto si è «resa conto delle mie pecche e delle mie assenze», in questo disco è più rotonda e soffusa, meno aggressiva e più cantante, senza mai inciampare nella retorica o nell'autocompiacimento un po' snob. Merito, senza dubbio, del nuovo e inventivo produttore Saverio Lanza.
Ma merito anche suo, di questa ragazza scatenata che ha camminato sulla sottile linea rossa che tiene unito il rock e la canzone d'autore. E ora si presenta con un altro volto: quello sereno di una cantante che in vent'anni si è confermata cantautrice e performer di razza inimitabile. E ora vuole di nuovo mettersi in gioco senza troppi giri di parole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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