Una Jennifer Aniston drammatica che in Cake non commuove

Alla sua prima performance drammatica, si fa davvero ricordare ma non basta a rendere convincente la pellicola

Una Jennifer Aniston drammatica che in Cake non commuove

Jennifer Aniston debutta nella sua prima parte drammatica e lo fa nel film Cake, appena uscito nelle nostre sale, del quale è anche produttrice esecutiva.

Claire Bennett (Jennifer Aniston) è una donna ferita nel corpo e nell'anima, piena di rabbia, tormentata dai danni riportati in un incidente. Da quando ha buttato fuori di casa il marito, si lascia aiutare soltanto dalla sua premurosa domestica, Silvana (Adriana Barraza). Partecipando a un gruppo femminile di autoaiuto, scopre la storia di Nina (Anna Kendrick), una giovane madre suicidatasi da poco e ne diventa ossessionata al punto da recarsi a conoscerne il marito e il figlio. Claire è affascinata dal gesto estremo di quella sconosciuta, vorrebbe avere il coraggio di emularla ma sarà proprio dalla curiosità per una vita, ancorché recisa, che non è la sua, che nascerà in lei lo stimolo a uscire dal limbo in cui si è confinata.

La Aniston, brava e credibile, si impegna molto nel recitare il ruolo di persona con la sindrome da dolore cronico che custodisce la propria sofferenza come fosse un figlio da cui non ha la forza di separarsi. Dopo anni di commedie l'attrice ha affinato abilità comiche che è riuscita in qualche modo a spendere anche in questo caso, stemperandole moltissimo com'era d'obbligo ma donando ugualmente al suo personaggio un sarcasmo amaro e pungente. La vediamo senza trucco con il volto segnato da cicatrici, alle prese con esercizi di rieducazione e ingurgitare continuamente antidolorifici che le generano allucinazioni. È durante questi stati alterati di coscienza che compare ogni volta la giovane suicida, una Kendrick davvero mal utilizzata. Non che vada meglio agli altri personaggi secondari, le cui psicologie restano completamente inesplorate. La regia si macchia di alcuni tempi morti e la sceneggiatura presenta qualche incertezza, anche se è felice l'idea di non rivelare per molta parte della pellicola cosa la protagonista abbia realmente perso nell'incidente occorsole. Il potenziale strappalacrime della vicenda non è mai sfruttato in maniera ricattatoria e il dolore è presentato mantenendo una distanza sobria e rispettosa; una scelta encomiabile se il film fosse stato comunque irrorato del calore sufficiente ad accendere il dramma nello spettatore.

Invece ci si trova di fronte ad una quantità debordante di sofferenza senza venirne commossi e toccati nel profondo come ci si aspetterebbe.

Pur con un ottimo ingrediente a disposizione, l'interpretazione di Jennifer Aniston, la torta del titolo non può dirsi riuscita.

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