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L’Uomo nell’Alto Castello: com’è la terza stagione

Tra le serie tv più attese di quest’anno c’era di sicuro L’Uomo nell’Alto Castello, serie tv fantastorica di Prime Video che torna con la sua terza stagione

L’Uomo nell’Alto Castello: com’è la terza stagione

Le anticipazioni della nuova stagione de L’Uomo nell’Alto Castello promettevano una svolta fantascientifica significativa e così è stato.

La serie è basata sul romanzo La svastica sul sole di Philip K. Dick, già autore del racconto da cui nasce Blade Runner, e mostra un passato diverso da quello riportato sui libri di storia. I tedeschi hanno vinto la seconda guerra mondiale, colonizzato gli Stati Uniti e sono in piena guerra fredda con gli ex alleati giapponesi.

Con i nuovi episodi della terza stagione, giapponesi e tedeschi decidono di cambiare strategia verso la colonia americana, non più solo oppressione. I primi decidono per una “mano più leggera”, preferendo educare gli americani alla loro cultura superiore. I secondi invece ricorrono allo strumento della propaganda, da sempre peculiare dell’ideologia nazista. In questo modo annientano ogni ricordo culturale americano e inaugurano un nuovo ‘inizio’, chiamato appunto “anno zero”. A questo fa da contraltare la tradizione ebraica, tenuta viva in segreto dai pochi ebrei rimasti.

Con la terza stagione l’interesse per l’aspetto fantascientifico prende sempre più campo. La serie si spinge oltre il racconto fantastorico e l’ipotesi “come sarebbe andata la storia se”. È spiegato bene fin da subito che quello che vediamo è solo uno dei molteplici mondi nati dalle alternative decisioni prese da ciascuno e dai diversi esiti degli eventi che ne seguono. È questo che mostrano i misteriosi film che tanto interessavano il personaggio di Hitler nella serie e che riportano fatti per noi inverosimili come la distruzione di San Francisco con una bomba atomica, oppure la sconfitta dei nazisti, che invece è inverosimile per chi vive nella linea temporale dei protagonisti della serie.

La scoperta di mondi paralleli viene quindi vista dai tedeschi come una nuova campagna di guerra. Una realtà ormai totalmente, o quasi, dominata dai nazisti inizia a stare stretta al reich. Da qui la necessità di trovare in altri mondi quello che fu definito da Hitler come “spazio vitale”. La capacità di alcuni di poter passare da una linea temporale ad un altra viene quindi studiata per costruire una macchina che ne consenta l’invasione. Nella storia che conosciamo la corsa agli armamenti venne sostituita con le missioni spaziali, ne L’Uomo nell’Alto Castello invece si progetta la conquista del multiverso.

In questo racconto ucronico il genere storico e la fantascienza sono tenuti insieme dal thriller e il drammatico: vediamo personaggi realmente esistiti come Himmler o Mengele che compiono i loro piani, vediamo la resistenza americana con una guerriglia e latitanza che non aveva fino ad ora conosciuto, ma anche la disperazione taciuta di John Smith per la morte del figlio malato, sacrificatosi in nome di un credo che in fondo, nonostante il suo ruolo, nemmeno lui condivide.

La terza stagione segna un cambio di passo importante per la serie lasciando sempre più spazio alla fantascienza, senza però trascurare gli altri generi della trama, i quali aiutano in modo considerevole il ritmo di ciascun episodio. Tuttavia è l’aspetto ucronico che rende L’Uomo nell’Alto Castello una serie unica e affascinante perché dà forma a quelle ipotesi che non si sono mai realizzate e gioca quindi con la fantasia dello spettatore facendo immaginare quale sarebbe stato il nostro tempo se quelli fossero stati gli esiti della seconda guerra mondiale.

Si dice che la storia non si faccia con i “se” ma non è questo il caso, se poi i “se” si applicano alla scienza ecco che questa diventa fantastica.

L’Uomo nell’Alto Castello è così una serie che coniuga alla perfezione più generi, con elementi di interesse per ciascuna tipologia di spettatore e che quindi ha più di un motivo per essere considerata tra le migliori degli ultimi anni.

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