"La7 non sarà TeleRepubblica"

Intervista a Enrico Mentana che sulla cessione della rete spiega: "L’Ingegnere è il benvenuto. Ma l’affare interessa anche altri imprenditori"

"La7 non sarà TeleRepubblica"

Buongiorno Enrico Mentana, parlo con «il telegiornalista straordinario, il più bravo che c’è»?
«Le parole di De Benedetti ovviamente fanno molto piacere. L’Ingegnere può essere amato o no, ma di editoria un po’ ci capisce».

A proposito di editoria, suo figlio Rodolfo che controlla le casse della Cir, non pare favorevole a investire nella televisione.
«Com’è noto il gruppo Espresso possiede anche emittenti televisive».

Rete A e Repubblica Tv non sono esperienze esaltanti.
«Nemmeno sono state oggetto d’investimenti. Oggi ha più senso impegnarsi nel business televisivo. Con la stessa cifra con cui si conquista un posto tra i tanti azionisti del Patto di sindacato del Corriere si può avere la maggioranza in una televisione. Se Telecom venderà, ben venga un editore che voglia impegnarsi».

Perché oggi ha più senso investire nell’editoria televisiva di un anno fa?
«È cambiato lo scenario politico. Una certa fase è ormai superata e l’ingresso di un nuovo editore non è più visto come parte di un disegno per detronizzare Berlusconi».

Un anno fa però eri contrario all’acquisto del Gruppo Espresso.
«Oggi chi compra entra solo nel business della tv. Per questo non ho più le remore di allora, non tanto per l’elogio pronunciato da De Benedetti. Se sarà lui il nuovo socio, ben venga. Ma ben venga anche un altro con altrettanta solvibilità. Ciò che conta è che abbia una strategia editoriale a breve, medio e lungo termine, che finora non ha potuto esserci, causa le continue voci di vendita».

Dunque, Mentana resta a La7?
«Se ci sarà una strategia di crescita, certamente. Se si volesse fare di La7 un canale all news, musicale oppure di solo intrattenimento, non ci sarebbe spazio per un tg come il mio».

Mercoledì a quanto pare La7 si separerà da TI Media?
«Stando a quel che ho letto, ci sarà lo scorporo tra impianti di trasmissione e canali tv. Oltre a Mediaset, potrebbe nascere un altro gigante per la diffusione del segnale tv. Resta da vedere se chi possiederà il bicchiere verserà anche il vino. Se fosse stato facile, si sarebbe avviata una trattativa unica. Invece le indiscrezioni parlano di due soci potenziali».

C’è anche Cairo.
«Cairo ha la pubblicità, l’Ingegnere avrebbe le torri di trasmissione: in entrambi i casi può prodursi un circuito virtuoso. Ma l’affare è appetibile anche per altri imprenditori interessati a lasciare il proprio marchio nel sistema italiano».

È un appello al tuo amico Della Valle?
«È sempre conveniente dare del lei al proprio editore. Così è stato per molti anni con Berlusconi, così sarebbe con De Benedetti. Quando si tratta d’indipendenza dell’informazione si deve aver la libertà di andarsene senza altre implicazioni».

Altri tuoi colleghi saranno euforici avendo già familiarità con il Gruppo Espresso.
«Ritengo legittimo preferire l’arrivo di un editore conosciuto. Poi però conta il mercato, contano i risultati, gli ascolti, il raggiungimento di un obiettivo stabilito e sfidante come il 5 per cento di share».

Non vedi il pericolo che nasca TeleRepubblica?
«Non lo vedo come non temevo che Canale 5 diventasse TeleForzaItalia quando dirigevo il Tg5».

Alcuni giornalisti che ora sono ospiti di programmi di La7 potrebbero sperare di diventare conduttori.
«È offensivo pensarlo dei colleghi di Repubblica. Non vedo molti giornalisti del Giornale conduttori a Mediaset. Vedo Nicola Porro a La7. Chiunque prende La7 sa che ci sono programmi di qualità che sarebbe grave smantellare».

La trattativa di Santoro è favorita o frenata dalla vendita?
«La7 non si spegne mentre si tratta per la cessione. Sta a Santoro e all’emittente decidere. Ogni volta che parlo di questo argomento qualcuno mi attribuisce l’intento di bruciare Santoro, qualcun altro quello di sponsorizzarlo. Se fossi l’editore di La7 prenderei Santoro perché garantisce un programma solido, ascolti, una scia di visibilità e un forum di discussione. Sono tutti elementi appetibili per un editore. Nei suoi programmi ho visto Tarak Ben Ammar, Diego Della Valle e De Benedetti. Evidentemente nessuno dei potenziali acquirenti di La7 ha problemi con lui».

All’annullamento dell’assegnazione gratuita delle frequenze fa seguito il probabile ingresso nel sistema tv dello storico rivale di Berlusconi.

Si torna al clima di qualche mese fa?
«Non sono così sicuro che De Benedetti prenderà La7. I fatti sono questi: c’è un importante assett televisivo e industriale sul mercato. Chi ha il denaro e le carte in regola per acquistarlo ha diritto di farlo senza che questo avveleni la vita civile del Paese».

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