In occasione della prossima uscita del nuovo album "Simili", Laura Pausini si è espressa in modo preciso nei confronti dei matrimoni gay, parlando anche di Chiesa e politica: «Non mi sposo se anche la mia migliore amica che è lesbica non può farlo». Una scelta netta, una delle poche artiste che abbia deciso di condividere il proprio parere sui matrimoni gay, in particolare nei confronti della mancanza di una legge chiara sull'argomento. Laura, fidanzata con Paolo Carta dal 2005 che l'ha resa madre della piccola Paola, non si è ancora sposata. Ma per giungere all'altare vorrebbe prima attendere una parità opportunità per tutti, un equilibrio di diritti per ogni coppia.
Come ha confermato la stessa cantante durante un'intervista: «Non sono una cantante politica, ma ho le mie idee e riguardano i diritti umani». La mancanza di una legge precisa in merito «mi fa molto innervosire, sono passati troppi anni per continuare a non capire, per essere ancora così ottusi e chiusi. E l’Italia da questo punto di vista è uno dei Paesi più antichi». Durante un'altra intervista rilasciata all'estero, la Pausini avrebbe espresso nettamente il suo parere su matrimonio e relativa documentazione, in particolare in risposta al perché non si fosse ancora sposata: «Sono 10 anni che sto con una persona e stiamo bene così, non abbiamo bisogno di un documento per certificare il nostro amore. Magari in futuro ci servirà per ragioni burocratiche, ma finché non diventa necessario preferisco non farlo perché il mio diritto non è uguale a quello della mia migliore amica che è lesbica e che invece vorrebbe sposarsi».
La sua apertura verso un'equiparazione dei diritti per tutti è un pensiero che il suo pubblico, e non solo, stima profondamente. Negli anni, la stessa cantante, ha confessato di essersi avvicinata di più alla Chiesa Valdese perché «è una religione molto aperta e aggiornata».
Non rinnega un passato in parrocchia, dove ha mosso i primi passi musicali, ma ora forse troppo lontana dalla sua visione attuale. «Dio ci ha insegnato che siamo simili e invece mi rendo conto che non siamo trattati tutti nella stessa maniera, come esseri umani».
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