Cultura e Spettacoli

Lynch: "Il cinema come piace a me è morto. Viva la tv"

L'autore: "Non ho idee commerciali. Per ora dico addio alla macchina da presa"

E tre. Dopo George Lucas e Steven Spielberg, stavolta è David Lynch a esprimersi negativamente sul futuro del cinema. E sul prosieguo del suo lavoro, bloccato dal «deprimente panorama attuale». Già, perché a parte l'eterno ciuffo rockabilly e il fatto che fece spogliare l'allora sua compagna Isabella Rossellini in Blue Velvet (1986), scandalizzando Gian Luigi Rondi, amico personale della pudibonda mamma Ingrid, il regista americano classe 1946 é paralizzato dalle novità. «Con il cinema attuale - qualunque film non sia mainstream - devi essere tremendamente fortunato, per ottenere un po' di spazio nelle sale. Nella speranza che la gente, poi, venga a vederti», considera l'autore di Mullholland Drive (2001) dalle colonne del quotidiano The Independent.

Di fatto, Lynch è fermo da una decina d'anni, quanto al cinema, e l'ultima volta che ha fatto parlare di sé fu negli anni Novanta, col televisivo Twin Peaks, serie di successo nata per il piccolo schermo. E, del resto, pure il drammatico Mullholland Drive, inizialmente era un pilota ideato per la tivù. «Mi piacciono le storie che durano. E la televisione è di gran lunga più interessante del cinema di adesso», specifica Lynch, che pure vive a Los Angeles, patria della Settima Arte occidentale. Senilità incipiente, o crisi di idee per il creativo del Montana, che passa dall'arte visiva alla tivù e poi alla musica, comunque denunciando il proprio spaesamento nel secolo attuale? Eppure, il buon David gestisce una pagina web, che aggiorna quotidianamente e, a 65 anni, fa musica. Per dire: la corda giovane e alla moda ancora gli vibra. Però, col cinema, partita chiusa. «Anche se avessi una grande idea, adesso il mondo è diverso. Sfortunatamente, le mie idee non sono quelle che si direbbero commerciali. Ed è il denaro che guida la barca, al giorno d'oggi», conclude l'artista, sposando le tesi di Spielberg e Lucas. Magari si tratta unicamente di ricambio generazionale, perché è dura innamorarsi del web, se hai passato i 60.

«Ma come si fa a vedere un film sul minuscolo schermo d'un computer, magari col sonoro disturbato?», si chiede il regista, quattro mogli all'attivo. Meglio dedicarsi alle sette note, visto che dopo aver collaborato con Badalamenti alla colonna sonora di Twin Peaks, altre sonorità angosciose arriveranno. E se «il cinema è un'esperienza spirituale», non resta che meditare un nuovo cd. O una serie tv.

Che potrebbe essere un'altra Twin Peaks, aggiornata in digitale.

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