Una Lawrence da Oscar nonostante il copione

di David O. Russell con Jennifer Lawrence, Bradley Cooper, Robert De Niro

Meno male che c'è Jennifer Lawrence, giustamente gratificata, per questo film, del recente Golden Globe e favorita per sollevare, il 28 febbraio, la sua seconda statuetta agli Oscar dopo il trionfo, nel 2103, per Il lato positivo. È lei l'unico motivo di interesse di una pellicola che promette molto nella prima parte, salvo poi affondare, a causa anche di una sceneggiatura e di un montaggio a tratti imbarazzanti, nella seconda confusa metà del biopic.La storia vera è quella di Joy Mangano, perfetta per incarnare quel sogno americano sul quale Hollywood ha costruito un filone abbondante e redditizio. David O. Russell la trasforma in una moderna Cenerentola, con tanto di sorellastra che la denigra, una madre che sembra prestata da Molière, un padre infido (un De Niro debordante di smorfie) e gran parte della giornata passata a pulire e lavare pavimenti. È qui che le nasce l'idea di creare il Miracle Mop, ovvero quel famoso mocio che oggi è, ormai, presente in ogni casa per la sua indubbia praticità. Per coronare il sogno e trasformarsi in «principessa delle vendite», però, Joy si trova a dover passare attraverso una sorta di girone infernale, quello degli affari e delle televendite, sotto la guida, si fa per dire, del ritrovato Bradley Cooper e con una famiglia che le rema contro. Tanti, scoraggiati, avrebbero mollato anzitempo. Lei, ostinata, è diventata quel che sappiamo.Il regista, che si esalta quando si tratta di raccontare nuclei famigliari paradossali e strampalati (da parenti serpenti), regala un inizio davvero interessante e pieno di aspettative, buttandoci nello stomaco una sorta di neorealismo rivisitato di questo interno giorno.

Poi, però, colpevole anche uno script lacunoso e ridicolo (su tutti, la scena da duello western tra la Lawrence e un uomo col cappello che la voleva imbrogliare), perde il filo logico, infilandosi in una sorta di soap opera finta come la neve che cade dal cielo. Peccato, perché Jennifer, sempre più straordinaria attrice, meritava un copione alla sua altezza.

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