Cultura e Spettacoli

"Lilli e il Vagabondo" meglio il cartone

di Charlie Bean con Thomas Mann, Kiersey Clemons, Yvette Nicole Brown

"Lilli e il Vagabondo" meglio il cartone

Che uno dei filoni d'oro della Disney sia quello di ripescare i propri successi animati per riproporli nella formula «live action» è un fatto ormai conclamato. Non stupisce, quindi, che il titolo di punta della nuova piattaforma Disney+, inaugurata, in Italia, due giorni fa, sia stato Lilli e il Vagabondo, nato dal racconto di Ward Greene Happy Dan, The Whistling Dog, consacrato in uno dei film animati (anno 1955) più famosi di sempre. Il risultato è sufficiente, nel senso che la storia, di per sé, già bella, non è stata sostanzialmente ritoccata, se non per smussare le parti più controverse del cartone originale. A guastare, come avevamo già scritto per il live action del Re Leone, è la visione di animali veri (addirittura, pescati in un vero canile per aumentarne il realismo), con aggiunta di Cgi per le parti da loro parlate, mix che finisce per avere un effetto straniante su chi guarda. È vero anche che i bimbi moderni non sono quelli di 65 anni fa, più abituati oggi, e, quindi, tolleranti, verso diavolerie tecnologiche che, invece di rendere tutto più reale, lo fanno apparire fasullo, perdendo molta di quella magia, marchio di fabbrica Disney. La storia è quella di Lilli, un cocker spaniel adottato dalla coppia interrazziale «Tesoro» e «Gianni Caro», come li ha battezzati l'animale. L'arrivo di una bimba e la complicità dell'antipatica zia Sarah faranno credere a Lilli di essere di troppo. Dopo un incidente domestico, la cagnolina scappa, finendo per essere «adottata» da Biagio, cane con il quale inizia a sperimentare il fascino, ma anche i pericoli, della vita per strada, a partire da un accalappiacani che ha un conto in sospeso con il «vagabondo». Superfluo, quasi, sottolineare che siano gli animali al centro della vicenda e della sceneggiatura, con gli uomini relegati a comparse poco approfondite. Una pellicola decisamente a misura di bimbi, dalle atmosfere ovattate (la differenza tra classi non è trattata, evidenziando, al massimo, la divisione tra chi ama i cani e chi no), perfetta come testimonial della tradizione famigliare della casa di Topolino.

Un film che, probabilmente, una volta guardato, difficilmente sarà ripescato per una seconda visione.

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