Littizzetto e Benigni nel mirino: "La Rai pubblichi i loro cachet"

Brunetta chiede a Tarantola e Gubitosi di confermare le voci sui compensi stellari E Catricalà annuncia: obbligatorio segnalare se il programma è pagato dal canone

Roberto Benigni duranete lo spettacolo ''Tutto Dante"
Roberto Benigni duranete lo spettacolo ''Tutto Dante"

Brunetta non ci pensa proprio a fermarsi. Con tre interrogazioni diverse ha fatto un'altra mossa sul tavolo della Rai che più interessa i contribuenti: le retribuzioni di divi e dirigenti che, come si sa, non vengono quasi mai rese pubbliche. Nel mirino innanzitutto Roberto Benigni e Luciana Littizzetto. Nella prima di tre interrogazioni, in sostanza si chiede al presidente della Rai Tarantola e al direttore generale Gubitosi se «non ritengano opportuno rendere noti tutti i costi del prossimo show di Benigni dedicato ai Dieci Comandamenti, in particolare il compenso che verrà percepito dal comico toscano». Tanto per capirci, in queste settimane sui giornali si è letto che il cachet non sarebbe inferiore ai 4 milioni di euro, non proprio due bruscolini. Un confronto, quello con Benigni, che il capogruppo Pdl porta avanti da un bel po'. Come quello con la Littizzetto, oggetto della seconda interrogazione che, giusto precisarlo, è stata come tutte le altre presentata al presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico, ospite domenica scorsa di Che tempo che fa su Raitre.

Nel programma di Fazio, l'attrice comica percepirebbe «un cachet che ammonta a 20mila euro per ogni puntata, che prevede dieci minuti di monologo». Oltretutto, sempre la Littizzetto avrebbe percepito 350mila euro al Festival di Sanremo (condotto con Fabio Fazio, compenso 600mila) «suscitando diverse polemiche per l'ammontare» dei cachet. Si tratta di richieste reiterate da tempo e comunque, prima di Brunetta, avanzate nel corso degli anni nei confronti di tanti personaggi Rai (ospiti e conduttori) sospettati di aver ricevuto ingaggi principeschi a fronte di prestazioni non prolungate o decisamente di secondo piano.

Per ricordarne una, nell'anno della conduzione festivaliera di Pippo Baudo e Michelle Hunziker nel 2007, il bailamme fu talmente grande che intervenne persino l'allora ministro del Tesoro Tommaso Padoa Schioppa. «Non sono d'accordo - disse - che un'azienda pubblica possa offrire cachet così alti» (a Pippo erano stati attribuiti 700mila euro, alla Hunziker quasi un milione - ndr). Adesso la drammatica situazione generale e i delicati equilibri della tv di Stato consigliano ancora più attenzione. Per questo motivo, nella terza interrogazione di Brunetta al presidente e al direttore generale, si affronta un argomento spesso relegato in secondo piano, chiedendo di «rendere noti, attraverso la pubblicazione sul sito internet della Rai, tutti i curricula del personale di recente nomina e, più in generale, di tutto il personale Rai con i corrispondenti compensi, anche alla luce del prossimo contratto di servizio e in linea con la vigente normativa in materia di trasparenza». Dopotutto, come ricorda Brunetta, la legge 69 del 2009 stabilisce che «tutte le pubbliche ammnistrazioni debbano rendere note, attraverso i propri siti internet, alcune informazioni relative ai dirigenti, come il curriculum vitae, la retribuzione e i recapiti istituzionali».

E proprio in merito al nuovo contratto di servizio che lega Stato e Rai, il vice ministro per lo Sviluppo Economico Catricalà ieri ha riferito alla Commissione Vigilanza che la Rai sarà «obbligata» a indicare in sovrimpressione se un programma è finanziato con i soldi del canone d'abbonamento. La segnalazione dovrà essere all'inizio, alla fine o nel corso della trasmissione e poi ripetuta sia sul sito Rai che su Televideo. È - o dovrebbe essere perché si sa che spesso certe direttive cadono misteriosamente nel vuoto - un passaggio decisivo nel rapporto tra Tv pubblica e cittadini. Difatti, come ha sottolineato lo stesso Catricalà, la trattativa con la Rai è stata «lunga e non semplice».

Si tratta di modificare equilibri decennali che una prassi ha rapidamente cristallizzato. Ora la palla passa alla Commissione di Vigilanza, presieduta dal grillino Fico che si trova a poter trasformare parole volatili (del suo programma elettorale) in fatti più concreti (aumentare la trasparenza in Rai).

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