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Roman Polanski nell'occhio del ciclone per stragi e stupri. Ma in tv torna con L'Uomo nell'Ombra

L'Uomo nell'Ombra è uno dei tanti film che costellano la lunga carriera di Roman Polanski, un regista molto controverso, reo-confesso di aver fatto sesso con una bambina di 13 anni

Roman Polanski nell'occhio del ciclone per stragi e stupri. Ma in tv torna con L'Uomo nell'Ombra

L'Uomo nell'Ombra è il film del 2010, diretto da Roman Polanski, che racconta la storia di un ghostwriter (Ewan McGregor) alle prese con la biografia dell'ex primo ministro britannico (Pierce Brosnan), il cui personaggio è avvolto da una serie fitta di misteri e segreti.

La figura del politico, che viene osteggiato dalla stampa e che è costretto a rimanere lontano dal suo Paese per via delle accuse che gravano sulla sua testa, è il personaggio in cui Roman Polanski non deve aver fatto fatica a riconoscersi, proprio per questa necessità di vivere da esule.

In effetti, il regista di origine polacca è una delle figure più controverse del sistema cinematografico: da una parte c'è l'artista, i cui film vengono sempre applauditi e ricoperti di premi. Dall'altra c'è l'uomo, che dal 1977 fronteggia un accusa di stupro su una ragazzina di tredici anni.

Chi è Roman Polanski: il massacro di Cielo Drive

Prima di catturare l'attenzione della stampa con il suo crimine, Roman Polanski era già un regista affermato. Aveva già girato e regalato al pubblico un film iconico come Rosemary's Baby - Nastro Rosso a New York, ma anche capolavori più di nicchia come Repulsion e Cul De Sac.

Tuttavia, al tempo dell'accusa di stupro, Roman Polanski era famoso soprattutto per un altro fatto di cronaca. Il regista, infatti, era sposato con Sharon Tate, l'attrice che venne brutalmente uccisa dalla "Famiglia" di Charles Manson nel terribile eccidio di Cielo Drive, a Los Angeles. La donna venne uccisa in casa sua, mentre era all'ottavo mese di gravidanza, in attesa del figlio di Roman Polanski. Durante questi fatti - che sono stati poi rimaneggiati da Quentin Tarantino in C'era una volta ... a Hollywood - Polanski stava lavorando a Londra e ricevette la notizia della morte della moglie e del figlio per telefono.

Sulla figura di Roman Polanski ha dunque sempre aleggiato un'ombra di dramma e disperazione: già prima della morte di sua moglie, il regista aveva fronteggiato ostacoli che sarebbero degni di un libro di Charles Dickens. Sua madre morì nel campo di concentramento di Auschwitz e Polanski scoprì in tenerissima età cosa volesse dire vivere da esule, essere costretto a cambiare sempre casa e paese. Ma se il suo vagabondare agli inizi della sua vita erano imputabili solo al male che persevera nel mondo, l'esilio successivo fu una scelta consapevole e colpevole.

Lo stupro e la fuga in Europa

Come viene raccontato anche dall'Indipendent, nel marzo del 1977 Roman Polanski, che all'epoca aveva quasi 44 anni, si macchiò del crimine che avrebbe macchiato la sua carriera. Il regista invitò Samantha Gailey (ora Geimer), una bambina di 13 anni, nella casa di Jack Nicholson, che durante i fatti era via per lavoro. Il motivo dell'invito era uno shoot fotografico per una rivista: ma durante la serata, Roman Polanski diede alla ragazzina dello champagne e del metaqualone, un farmaco noto per la sua funzione sedativa. Dopo fece sesso con la bambina di tredici anni e la riaccompagnò a casa.

Roman Polanski venne arrestato il giorno dopo con ben sei casi di accusa: tuttavia, per proteggere anche la bambina dal dover comparire in tribunale, si scelse un patteggiamento e l'accusa di Polanski venne commutata in rapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne. Il regista si dichiarò colpevole: il giudice parlò di rapporto sessuale illecito, ma mai di stupro. A Polanski fu chiesto anche di sottomettersi ad una perizia psichiatrica, vista la giovane età della ragazza e per questo dovette scontare 90 giorni di prigione.

Al 42° giorno di detenzione, Roman Polanski uscì di galera grazie ad una valutazione secondo cui si consigliava la condizionale. Tuttavia, quando il regista seppe che il giudice non aveva nessuna intenzione di percorrere questa strada e quindi di lasciarlo in prigione, il regista scappò. Si rifugiò prima a Londra, per poi trasferirsi a Parigi: la capitale francese, infatti, non prevede l'estradizione.

Una carriera di successo e le nuove accuse

Come ricorda il The Guardian, l'accusa contro Roman Polanski è un'accusa che è stata riconosciuta per legge e del crimine il regista stesso si è dichiarato colpevole. A differenza di altri nomi del mondo dello spettacolo, come ad esempio Woody Allen che non è mai stato condannato, Polanski è universalmente riconosciuto per aver fatto sesso con una ragazzina di tredici anni.

Questo, però, non ha impedito al regista di continuare la sua carriera, con film che sono sempre stati osannati dalla critica, come L'Uomo Nell'Ombra, Oliver Twist e Carnage. Il regista ha lavorato anche con molte attrici che sono state poi in prima linea nella lotta contro Harvey Weinstein.

Roman Polanski è tornato a far parlare di sé nel 2019. Dapprima quando il suo film, L'Ufficiale e la Spia, è stato scelto per la Selezione Ufficiale del Festival di Venezia, dove ha vinto il Leone d'Argento. Poi quando, nel novembre dello stesso anno, la francese Valentine Monnier accusò il regista di averla stuprata nel 1975, quando la ragazza aveva 18 anni. Il crimine, però, che non è mai stato denunciato, è avvenuto troppo tempo prima e la giustizia non può intervenire, a causa della prescrizione.

In un'intervista con Paris Match rilasciata a dicembre del 2019, Roman Polanski negò qualsiasi tipo di accusa da parte della Monnier, aggiungendo: "Da qualche anno si è scelto di fare di me un mostro".

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