Chiude alla grande l'Opera festival di Macerata, con un'Aida di altissimo livello, grazia a una Fiorenza Cedolins sempre sicura nella parte della protagonista, ma anche a un cast di prim'ordine in cui è difficile trovare un "meglio" e un "peggio". Elegante e raffinata la regia di Francesco Micheli, anche se un po' troppo rarefatta. Un bel contenitore, che potrebbe andar bene un po' per tutto, dal "Flauto" a "Carmen". Nelle precedenti recite, la direttrice Julia Jones è stata parecchio maltratta, forse con un po' troppa severità.
Svolge con diligenza il suo compito la Jones, impegnata a fornire la giusta chiave intimistica a un'opera famosa per la marcia trionfale, ma che in realtà si sviluppa essenzialmente su romanze, duetti e terzetti. Di rara eleganza la messa in scena, un enorme Pc portatile aperto, che rimanda ai computer maneggiati dall'ottimo coro. Didascalica il primo aggettivo che ci viene in mente. Ogni personaggio entra in scena accompagnato dalla proiezione del suo nome e dello stato d'animo sullo schermo. Grandi frecce incrociate indicano poi i rapporti tra i personaggi. La pelle scura di Aida e del padre viene risolta con una mascherina nera sul volto, a mo' di Banda Bassotti, che fa sembrare la protagonista, grazie anche a una parrucca bianca, la protagonista di "Blade Runner" e Amonasro a un grande orsetto lavatore. Fin troppo essenziale. Dentro quel grande pc aperto potrebbero muoversi sia Tamino che Don Jose, ma almeno non stravolge la vicenda e non disturba, che di questi tempi e' già molto. Arrivederci al prossimo anno con Rigoletto, Cavalleria Rusticana, Pagliacci e Boheme, titoli scelti per accompagnare il tema del cibo, il sottotitolo e' "Nutrire l'anima", dell'Expo milanese sull'alimentazione.
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