La marcia della moglie di Bonucci: "Così raccolgo fondi per i bimbi"

"Attingere dal nostro patrimonio sarebbe stato troppo semplice. Serve sacrificio": così Martina Maccari ha deciso di dare vita a questa iniziativa

La marcia della moglie di Bonucci: "Così raccolgo fondi per i bimbi"

26 giorni, 575 km, numerose tappe e un solo desiderio: raccogliere fondi per la Neurochirurgia Pediatrica dell’ospedale Regina Margherita di Torino. È questo l'impegno di Martina Maccari, moglie del calciatore juventino Leonardo Bonucci, per donare speranza ai bambini e alle loro famiglie.

Come un fiume in piena e un po’ controcorrente, questo progetto "Sulla Stessa Strada" nasce dall'esperienza personale che ha visto il secondogenito Matteo - oggi 8 anni - ammalarsi e fortunatamente tornare ad avere una nuova vita, grazie al lavoro dei medici della città sabauda. Tutto è quasi pronto per la partenza del 1 maggio dal lido di Volano (Ferrara) e sarà possibile unirsi attraverso differenti modalità di donazione e di partecipazione: si potrà scegliere di affiancare Martina per l’intero percorso, una tappa o un singolo momento della giornata, prendendo parte alle diverse iniziative che si succederanno lungo il tragitto. Il tutto sarà trasmesso sulla piattaforma digitale di nèttare e nei canali social dedicati.

Come si sta preparando per questa avventura?

"Mi sono sempre allenata anche se in maniera diversa. L'approccio alla camminata è nel segno dell'inclusività per tutti coloro che vorranno unirsi a noi per un pezzo o più dell'itinerario. E pertanto faremo una camminata agile ma accessibile per tutti".

Quali sono le tappe?

"Sono ventisei, e si parte dal Delta del Po, da Lido di Volano, poi verso Ferrara, Parma, fino a Torino dove l'arrivo è previsto il 26 maggio. Venti chilometri al giorno di media, ma avremo anche tappe da trentasei chilometri o da diciassette Andando controcorrente all'acqua. Lo scorrere dell'acqua è un elemento importante nel progetto di Nettare, un progetto editoriale che ho lanciato con la volontà di raccontare e intrecciare la vita di persone che condividono storie di bellezza, coraggio, resilienza. In queste settimane, inoltre, saranno organizzati spettacoli e incontri dedicati ai piccoli e ai genitori”.

Cosa non mancherà nel suo piccolo bagaglio?

"Un caricabatteria per il telefono, un paio di sandali perché tutto il giorno con le scarpe da ginnastica è impegnativo e un impermeabile per la pioggia. Veniamo da un inverno super secco e ci aspettiamo un maggio piovoso”.

Per dormire che soluzioni ha individuato?

“Con le guide che mi accompagneranno abbiamo scelto delle strutture ricettive abbastanza grandi, per poter accogliere anche la gente che vorrà seguirci”.

Ha incontrato difficoltà per la pianificazione dell'itinerario?

“Quando si comincia a muovere qualcosa, ci sono sempre un po' di difficoltà, ma niente di insormontabile per ora. La voglia di fare del bene supera qualsiasi problema”.

Per cosa è destinata la raccolta?

“L’obiettivo è acquistare una speciale macchina per delicati interventi chirurgici al cervello, per il reparto di Neurochirurgia dell’ospedale Regina Margherita, tramite la sua Onlus Neuroland. Siamo fiduciosi sulla generosità di tanti”.

Non pensa che qualcuno possa criticare questa sua scelta, vista l'agiatezza economica familiare?

“Semplicemente donare dei soldi - e io non dimentico mai la fortuna che abbiamo - sarebbe poco impattante nel nostro quotidiano e di qui nasce la voglia di andare a cercare l'impatto nella mia vita e l'impatto più forte è quello di allontanarmi dalla mia famiglia che non ho mai lasciato se non più di due notti. Questa è l'occasione per me e per insegnare ai miei cari che fare qualcosa per qualcuno significa privarsi di qualcosa o qualcuno che conta e che serve molto sacrificio. E anche restituire, in qualche modo, ciò che la vita ci ha donato”.

I bambini come hanno preso questa sua scelta?

“I miei figli, oltre Matteo c'è Lorenzo di quasi 10 anni e Matilda di 3, sanno che io mi allontano per provare a fare del bene. Loro sono abituati a calcolare il tempo lontani da me in ore. Quando vado via per due giorni, mi chiedono "Mamma, quante ore sono?". Stavolta il calcolo ancora non l'abbiamo fatto. Per il momento sono abbastanza tranquilli e sanno che potranno sentirmi al telefono”.

È sposata da oltre dieci anni. Il segreto per far durare una coppia?

“Forse nel non sentirsi mai arrivati, mai al sicuro. Il matrimonio richiede grande impegno”.

Le difficoltà cementificano i rapporti familiari?

“Non credo molto al luogo comune che le difficoltà uniscono. Molto spesso vengono affrontate in maniera personale e io sono una sostenitrice di questa tesi”.

I suoi figli tifano per la squadra del papà?

“Non tutti. Lorenzo tifa per il Torino, ma adesso non è più convinto come una volta, la sua fede granata comincia a vacillare (e ride, ndr)”.

Bonucci ha avuto il merito di aver segnato il gol del pareggio nella finale Inghilterra Italia che poi ci ha portato ai rigori. Un ricordo di quel momento?

“Abbiamo vissuto la scorsa estate in maniera molto serena e visto le partite a casa e ovviamente gioito con Leonardo sempre. In primis Lorenzo. Quella sera, ovviamente, l'esultanza è stata infinita”.

Lei è più conosciuta come la moglie di Bonucci o con il suo cognome da ex modella?

“Penso la prima che ha detto. Sono una persona che rifugge dallo stereotipo moglie o figlia di... Credo che sia importante valutare le persone per quello che sono e che dimostrano di essere nella propria individualità. Preferisco il mio cognome ma sono felice di essere sposata con Leonardo Bonucci”.

Su Instagram, dove è molto seguita, ha postato una foto con il piccolo Matteo in ospedale che sorride a due clown e la scritta - Quando un giorno, non troppo lontano, vi domanderete “perché lo fa?”, ricordatevi questa foto -. Qual è il messaggio che vuole lasciare?

“In quella foto Matteo sorride ed eravamo alla chiusura del percorso che ci ha segnato profondamente. L'ho voluta per parlare del mio progetto Sulla Stessa Strada.

Il messaggio sta nella speranza per tanti genitori che si trovano ad affrontare realtà preoccupanti e gravi. Non bisogna raccontarsi cose che non sono vere: quello che conta sono la medicina ma anche la fortuna. Quando si tratta di salute, si fa una lotta contro i mulini a vento, però bisogna crederci”.

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