Cultura e Spettacoli

Marco Bocci parla della malattia e ammette: "Ho avuto paura"

Marco Bocci ammette di aver avuto paura quando, nel 2018, rimase in coma per tre giorni a causa di un herpes arrivato al cervello: "È una cosa che non ti aspetti anche se l’ho realizzata solo dopo"

Marco Bocci parla della malattia e ammette: "Ho avuto paura"

Il 2018 per Marco Bocci è stato un anno da dimenticare: l’attore, oggi alla prova con la regia per il suo primo film “A Tor Bella Monaca non piove mai”, è stato in coma per tre giorni e, a distanza di un anno da quello spavento, parla di cosa gli è successo.

L’attore, infatti, venne trovato privo di sensi dalla moglie, Laura Chiatti, e venne ricoverato prontamente in ospedale per un herpes arrivato fino al cervello. “È stato brutto, davvero brutto – ha raccontato in una intervista al Corriere della Sera - . È una cosa che non ti aspetti anche se l’ho realizzata solo dopo”. “Mia moglie mi ha trovato privo di conoscenza e ha chiamato i soccorsi – ha continuato a ricordare Bocci - . Mi sono svegliato dopo tre giorni: ho avuto paura. La consapevolezza di non essere indistruttibile o immortale ti lascia atterrito. Ma — dopo — la botta ti fa apprezzare la cose diversamente: sono ripartito con un’energia nuova”.

Un’energia che Marco Bocci ha deciso di convogliare nella regia, una cosa a cui pensava da anni ma che ancora non aveva trovato il coraggio di fare. Eppure, sin dal primo giorno dietro la macchina da presa, ha capito che quello era il suo posto. “Rivedo le foto del mio primo giorno dietro la macchina da presa e mi dico: che stupido, potevi goderti di più quegli attimi – ha detto - . È stato tutto troppo naturale. Semplicemente, dopo averlo tanto aspettato ho iniziato a farlo”. Nel suo primo film da regista, Bocci reciterà solo una piccolissima parte perché “ho scelto di concentrarmi sulla regia, curando ogni inquadratura”.

Dopo questa esperienza, quindi, spera di scrollarsi di dosso ogni pregiudizio. “[...] Nel mio mestiere spesso le cose funzionano per cliché: hai successo con un personaggio e da lì ti chiamano sempre per gli stessi ruoli – ha spiegato - , fa perdere il fascino di questo lavoro.

Questa mia evoluzione rappresenta anche la possibilità creativa di esprimersi liberamente”.

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