Marco Liorni: "Troppa nera in tv? Noi preferiamo colorarci di giallo"

Il conduttore de "La vita in diretta": "Bisogna evitare le botte emotive"

Marco Liorni: "Troppa nera in tv? Noi preferiamo colorarci di giallo"

Non ci crederete, ma dice le parolacce (soprattutto quando guarda le partite), litiga con gli amici, è un ritardatario cronico e, addirittura, si mangia il ciambellone dei suoi figli mentre dormono. Insomma, anche Marco Liorni, la faccia d'angelo della Vita in diretta, ha qualche difettuccio e un carattere meno dolce di quello che appare in diretta. «Eh meno male», commenta lui che da quando fa televisione, cioè una trentina d'anni, è inseguito da questa fama da «bravo ragazzo», che lo ha un po' stancato.

Però è il suo forte: la sua aria serena l'ha portata a raccontare la cronaca e l'attualità agli italiani al pomeriggio...

«E non posso che ringraziare l'azienda. Quando entro in studio, mi viene da sorridere. Perché so che ho la possibilità di trattare gli argomenti con la massima libertà. Io sono per il pluralismo, senza censure su alcun tema, senza timori di trattare argomenti sociali spinosi. Da quando ho cominciato questo mestiere ho sempre seguito una linea: essere se stessi, solo così la gente ti apprezza».

Bene, ma quest'autunno il pubblico vi ha cercato un po' di meno, infatti c'è stata un flessione importante degli ascolti rispetto all'anno scorso, punti recuperati in parte a gennaio ...

«In effetti a settembre siamo partiti con qualche difficoltà e non ci agevolava la divisione in due parti del pomeriggio. Ora che il programma è stato riunificato (dalle 15,30 alle 18,40), i risultati sono migliorati. Anche se, lo ripetiamo sempre, l'audience non può dettare legge».

Però è l'indice di gradimento dei programmi da parte di chi vi guarda...

«Certo, ma il servizio pubblico deve tenere in considerazione molti altri fattori che significa fare scelte a monte a costo di perdere alcuni spettatori».

E, quindi, per scendere nel concreto ha ragione Fiorello a dire che va in onda troppa cronaca nera?

«Dipende sempre da come la tratti. Noi non parliamo di tutti i casi, ma di quelli che diventano dei gialli, quelli di cui parla la gente, sui quali si può sviluppare una storia, che non ti danno solo la botta emotiva, ma invece portano a condividere con il pubblico una riflessione. Non è necessario fare sensazionalismo».

Ora, dopo questo tristissimo periodo tra omicidi, valanghe terremoti, si apre (tocchiamo ferro) una settimana più leggera: voi seguirete molto da vicino il Festival.

«Certo ci trasferiamo con tutto lo studio a Sanremo. E devo dire che sarà molto interessante osservare l'interazione tra Carlo Conti e Maria De Filippi, due mondi così importanti per la tv e così diversi, lui direttore d'orchestra, lei free jazz, fuori dagli schemi, che può interrompere la liturgia del festival».

A proposito di partner, come mai si dice che Cristina Parodi la prossima stagione non sarà più accanto a lei?

«Figuriamoci, piuttosto fanno sparire me... scherzo eh!»

Ma che

cosa le piacerebbe fare in tv che ancora non ha fatto?

«Il mio desiderio è sperimentare, partecipare a progetti innovativi, anzi mi eccito quando sento parlare di qualcosa di nuovo. Spero ce ne sarà la possibilità».

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