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«The Master» ipnotizza i suoi adepti ma per Venezia è un brutto risveglio

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nostro inviato a Venezia

Da qualche giorno pesanti nuvoloni neri incombono sul Lido. Ieri la delusione per l'atteso The Master di Paul Thomas Anderson, annunciato come il film più accreditato per il Leone d'Oro, ne ha addensati parecchi altri. Oggi toccherà a Terrence Malick, altro maestro riconosciuto del cinema mondiale e ultimo vincitore a Cannes, tentare di rasserenare il cielo sopra la Mostra. Vedremo. Accolto da applausi al termine della proiezione per la stampa, ci si chiede chi siano gli entusiasti. Perché una rapida e sommaria indagine tra i colleghi decreta unanime il verdetto del pollice verso. Probabilmente la maggior parte dei giornalisti adoranti dell'autore di Magnolia e Il petroliere si trova nella stampa estera. Ma il dubbio rimane. In The Master sono straordinari Phlilip Seymour Hoffman, il maestro della storia che evoca Ron Hubbard, fondatore di Scientology, e Joaquin Phoenix, il marinaio suo allievo che torna dalla Seconda guerra mondiale, disadattato e alcolista. Un falso profeta e uno squilibrato resi alla perfezione. Come è perfetta Amy Adams nel ruolo dell'acida moglie del santone. Anzi, «è lei il vero cervello dell'organizzazione», acconsente Anderson. Purtroppo le qualità della pretenziosa pellicola in 70 millimetri, e dunque girata con una tecnica complicata (sono rimaste pochissime le sale cinematografiche dotate di attrezzatura adeguata a proiettarle), finiscono qui. Non bastano due attori superbi per fare del buon cinema se la storia è lenta, prevedibile, persino un tantino spocchiosa. Nella quale, dopo un lungo preambolo, si inizia a chiedersi quando cominci il film.
Non manca poi qualche incongruenza. Come l'età del personaggio interpretato da Phoenix che, di ritorno dalla guerra dimostra già una quarantina d'anni. Nonostante ciò, tra un fumoso sermone e una pratica d'ipnosi, l'inamidato santone rimane affascinato dallo sguardo allucinato dell'ex marine. Ti redimo io, tu non sai che cos'hai dentro di te e chi eri nelle tue vite passate... Così l'allievo è stregato. Al punto di risolvere alla sua violenta maniera i dissidi che sorgono con qualche seguace recalcitrante. Tra il santone e lo sciroccato scoppia una solidarietà così complice da far sospettare un trasporto omosessuale e provocare il dispetto dei famigliari del leader. «È difficile dire che cosa vedano di seducente l'uno nell'altro», premette il regista. «Forse, più che vederlo lo sentono. Vengono da luoghi diversi, ma sono nati dallo stesso materiale. Sono entrambi bestie selvagge che cercano di addomesticarsi, e di insegnarlo agli altri».
Alla conferenza stampa, Seymour Hoffman attore-feticcio di Anderson avendo girato cinque dei sei film da lui diretti, si prende il centro della scena. «Ci conosciamo da vent'anni. Siamo amici e per noi il lavoro è qualcosa in più. Non finiamo mai di parlare dei film che facciamo insieme, sicuri che se ci sono dei problemi sappiamo come superarli. Paul lascia molta libertà a noi attori». «Mai avuto libertà», ribatte Phoenix che, alzandosi di continuo, sembra non essere ancora uscito dal suo ruolo. «Non so da dove venga il mio personaggio. Non so da dove venga e non mi interessa», taglia corto.
«Non conosco direttamente Scientology», ha sottolineato Anderson. «Ma conosco la storia dell'inizio di quel movimento, la vita di Hubbard e il metodo di aiuto di Dianetics. E non nego di aver tratto ispirazione da lì». Quando a Hollywood si diffuse la voce che questo film fosse un «biopic» di Hubbard sono cominciati i problemi. La Universal si è ritirata dal progetto, ufficialmente per motivi di budget. Ora il produttore è la società di Harvey Weinstein (in Italia uscirà l'11 gennaio, distribuito da Lucky Red). E Tom Cruise ha manifestato pubblicamente il suo disappunto. «Ho mostrato il film a Tom», ha svelato Anderson, «ma quello che ci siamo detti rimane tra noi».

Con tutte queste polemiche, la pellicola era molto ambita da diversi festival e quando Barbera se l'è aggiudicata, nuovo capitolo sui fondamentalismi religiosi, si è applaudito al colpo. Ora serpeggia la delusione. E sulla Mostra gravano nuvoloni.

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