Italia, anno del Signore 1494. Gli equilibri che hanno caratterizzato la penisola e di cui Lorenzo de' Medici, morto nel 1492, era «l'ago della bilancia» sono ormai completamente saltati. Carlo VIII (1470-1498), il re di Francia, si prepara a scendere in Italia per rivendicare il trono di Napoli. Poco conta quanto i suoi diritti dinastici siano fondati, quello che fa la differenza sono il suo enorme esercito di 30mila uomini e le sue potentissime artiglierie.
Ben lo sanno i signori italiani, costretti a decidere rapidamente da quale parte schierarsi. Da un lato Papa Alessandro VI (1431-1503), dati i suoi legami con gli Aragona assume una posizione di difesa del Regno di Napoli che, almeno sulla carta, è suo vassallo. Dall'altro il potente reggente del Ducato di Milano, Ludovico il Moro (1452-1508), sceglie la Francia. È geograficamente troppo esposto alla minaccia dell'armata francese e poi teme la corte di Napoli che appoggia il suo debole nipote Gian Galeazzo Sforza (del resto è sposato con Isabella d'Aragona), che lui ha rinchiuso a Pavia per governare al suo posto. Nel mezzo si trovano le altre signorie italiane costrette a una rapida presa di posizione. Soprattutto Piero de' Medici a Firenze, il debole erede di Lorenzo, si trova schiacciato tra l'incudine pontificia e il potente martello delle truppe di Carlo VIII.
Questo è il contesto in cui si muove il nuovo romanzo storico di Matteo Strukul: La corona del potere (Newton Compton, pagg. 510, euro 9,90). Il libro, che prosegue la saga iniziata con Le sette dinastie, è un viaggio negli anni più caldi e convulsi del Rinascimento. Un Rinascimento che Strukul ha dimostrato di essere un maestro nel romanzare, già a partire dal ciclo che ha dedicato alla famiglia Medici. In questo caso la narrazione si sposta tra le principali corti, tra Milano e Roma, tra Firenze e Napoli e la bravura di Strukul è proprio quella di far muovere in maniera credibile sul palcoscenico della Storia decine di personaggi, nonostante qualche concessione al «cappa e spada» (che comunque in un romanzo è necessario).
Tra i personaggi più riusciti, Ludovico il Moro, ritratto in tutti i suoi dubbi, in tutte le sue crisi e lisi. L'ampio stralcio che anticipiamo in queste pagine, per gentile concessione dell'editore, ne dà un'idea. C'è poi Caterina Sforza (1463-1509) signora di Imola e Forlì. Una delle donne più potenti del suo tempo, dal carattere indomabile e capace di maneggiare alla bisogna le armi con perizia e ferocia (non per nulla è stata la madre di Giovanni delle Bande Nere). Ma in generale, al di là delle singole figure, è l'affresco nel suo insieme che consente di fare un viaggio nel tempo e di farsi incuriosire da un'epoca così complessa che, spesso, nei manuali di Storia finisce per venir raccontata in maniera menomata. Mentre i saggi accademici dettagliatissimi restano poco accessibili al grande pubblico. Strukul dà spazio a eventi come la battaglia di Rapallo o all'assedio della fortezza di Ostia, da parte dei Colonna, alleati dei francesi, eventi che hanno cambiato la Storia e che spesso si dimenticano.
Riesce a farlo perché il suo piglio narrativo li rende pura avventura. Magari ha aggiunto qualche schizzo di sangue qua e là, ma nemmeno poi tanti (davvero fu una guerra cruenta come mai, secondo i contemporanei, l'Italia ne aveva conosciute).
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