McConaughey sfida tutti "Sogno l'Oscar con un film rifiutato per ben 137 volte"

L'attore spiega che per tanti anni Hollywood ha bocciato il copione su un cowboy malato di Aids. "Ho perso 23 chili"

McConaughey sfida tutti "Sogno l'Oscar con un film rifiutato per ben 137 volte"

Fisico da spiaggia per decenni. E tanto tempo perso tra commedie melense e film d'azione, dove correva a torso nudo, tartaruga in vista e faccia da schiaffi, oppure baci. Poi, all'improvviso, la conversione: 98% dieta e 2% esercizi, e Matthew McConaughey, dopo aver mangiato tapioca per 4 mesi, perdendo 23 chili, è diventata la star che tutti vogliono. E s'è trasformato in attore di fascia alta, credibile e fruttifero al botteghino come Ron Woodroof, intenso protagonista del dramma farmaceutico e gay-friendly Dallas Buyers Club, di Jean-Marc Vallée (da domani in sala). «Non mi sono rifatto il marchio. È che l'ho cancellato»,dice l'attore, trattandosi da brand. Un Golden Globe vinto con quel ruolo da texano omofobo, che contrae l'Aids, diventando pioniere del movimento anti-Aids negli Ottanta; candidato all'Oscar, insieme a calibri come Tom Hanks e Robert Redford, Matt ha di che montarsi la testa. Tanto più che la sua scena con DiCaprio, nel film di Martin Scorsese The Wolf of Wall Street - «Ho girato cinque giorni in tutto», spiega lui, di passaggio a Roma per lanciare su scala europea Dallas Buyers Club - lo tiene inchiodato nel cono di luce.
«Quando ho saputo che Scorsese mi voleva, improvvisamente mi son ricordato d'aver studiato i suoi film all'Università. Vent'anni dopo, mi ritrovo prelevato in macchina, che vado a casa sua. Per scoprire che Marty è un profondo conoscitore di cinema e che, sul set, sa divertirsi. Dopo poche riprese,praticamente non c'era bisogno di parlare: mugolavamo in musica», narra «Magic Mike», che ha smesso di sculettare mezzo nudo, per la disperazione dei fans maggiormente legati alla sua fisicità. Sposato con l'ex-modella brasiliana Camila Alves, con la quale ha tre figli di 5,4 e 1 anno, «Killer Joe» crede nella famiglia.
«Più profondamente sei radicato nel tuo nucleo familiare, più lontano e alto puoi volare. Non vivo certo nell'aspettativa dell'Oscar, ma non mi stancherò mai di parlare di Dallas Buyers Club nel quale nessuno credeva. E pensare che sulla copertina della sceneggiatura, quattro anni fa scrissi: “Questo soggetto ha le zanne”. Alla fine, c'è stato un piccolo miracolo: il progetto girava da anni per gli studi, è stato rifiutato 137 volte, i finanziamenti sono spariti 5 settimane prima delle riprese!», ricorda il divo.
A Roma Matt ha fatto il giro dei ristoranti, senza negarsi né bucatini, né amatriciane, però della sua drastica dieta pro-Oscar parla in questi termini: «È stata una cosa militante. Non socializzavo, non uscivo per andare al ristorante. Dal collo in su, mi sentivo intelligentissimo e potenziato. Dal collo in giù, m'indebolivo. Sveglio alle quattro del mattino, m'è successo lo stesso che al mio Ron Woodroof: più rinsecchiva, più prosperava la sua voglia di vivere». Ma come ha fatto ha dare una scossa così vigorosa alla sua carriera? «Cercavo un ruolo che mi spaventasse. Una sfida che mi facesse mancare la terra sotto i piedi».

Assente dal grande schermo dal 2009 al 2011, perché cercava un riposizionamento, stufo di fare il borderline narcisista con Penelope Cruz, o Jennifer Lopez, mostrando i muscoli più che il cervello, Matt si sentì dire dalla moglie che nessuno lo avrebbe più cercato.«Invece, a un certo punto sono diventato una buona idea per Soderbergh e per Friedkin. Come tutti gli uomini oltre la quarantina, avevo nuove idee».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica