Mezzo secolo della band che aprì le porte del rock

Nella ristampa del disco d'esordio c'è già tutto il talento di Morrison & C. nel fondere stili diversi

Mezzo secolo della band che aprì le porte del rock

Nel 1966 erano una band di ragazzini sconosciuti e imberbi... Come racconta Robbie Krieger Jim Morrison era persino timido, anche se interpretava classici del blues come Baby Please Don't Go con una inedita carica sensuale. «Wow, Jim può veramente fare il cantante», disse Nettie Pena, compagno di avventura alla UCLA University di Morrison e Ray Manzarek. Grazie a Pena, i fan dei Doors hanno ricevuto un prezioso regalo con l'album inedito Live at London Fog, che mostra la band alla sua prima uscita alle prese con il blues e l'improvvisazione. Ha detto Krieger in proposito: «Questa è la roba dei Doors più vecchia che io abbia sentito. È una figata. Forse suonavamo da sei-otto mesi, al massimo un anno. Jim non era ancora uscito dal suo guscio». Eppure, quella sera al London Fog di Los Angeles, eseguirono una stupefacente versione di The End lunga 15 minuti e interrotta soltanto dal proprietario del locale... La band era in piena evoluzione! Non passerà neanche un anno da quello show, che The Doors esploderanno nel mondo del rock che conta con l'eponimo album che compie cinquant'anni mantenendo la sua freschezza, originalità e fantasia.

Naturalmente l'album viene ripubblicato il 31 marzo con tutti gli onori, in un cofanetto che contiene la versione mono e stereo delle canzoni, rimasterizzate come Dio comanda in formato tre cd e un long playing con registrazioni dal vivo. È festa per i fan ed è anche l'occasione per confrontare i due dischi e per notare la mostruosa evoluzione del sound del gruppo, pronto ad aprire definitivamente le «porte» del rock a nuove suggestioni e nuovi esperimenti. In una stagione in cui imperversa il pop leggerino dei Monkees, brani come Break On Through (che diventa il loro primo singolo) e Light My Fire (che si trasforma nel loro primo successo). Alternativi ma di successo con un disco che è rimasto nella storia del rock grazie a quella aggressiva fusione di jazz, psichedelia, blues tracimato in un visionario rock'n'roll. D'obbligo il confronto tra il «live» del London Fog e quello - qui incluso - al Matrix di San Francisco nel marzo 1967. Sembra un'altra band, matura, scatenata, pronta a stupire il mondo con il suono e con il suo modo di essere. Tutto nacque una notte del 1965, mentre Morrison, giovanissimo hippie e aspirante creativo, declama alcuni versi di una sua poesia (che diventerà Moonlight Drive, uno dei primi pezzi provati dalla band, poi inserito nel loro secondo album), da lì nasce l'idea di passare alla musica e che musica. L'obiettivo era quello di portare oltre il limite estremo il cocktail tra poesia e rock, così come i beatnik fecero con letteratura e jazz. «L'inferno sembra essere più affascinante del paradiso - disse Morrison - e comunque bisogna irrompere dall'altra parte per diventare un essere completo». Morrison morì a Parigi nella vasca da bagno, il suo alter ego Ray Manzarek è scomparso nel 2013 e nella sua autobiografia Light My Fire ha scritto una frase illuminante sul percorso creativo dei Doors. «Non mi interessa se la mia musica lascerà un'impronta. Chi suona deve preoccuparsi di catturare lo spirito del momento della creazione, l'energia. Non si fa mai dell'arte per lasciare un testamento». Eppure - involontariamente o meno - The Doors hanno lasciato un testamento ineguagliabile che riecheggia ancora adesso nel cuore dell'anima dei musicisti e degli appassionati di rock. Riascoltate nel disco la versione originale mono dell'ossessiva The End (e anche quella dal vivo al Matrix), o Take It As It Comes o l'autobiografica Alabama Song (Whisky Bar) per capirlo al volo. Per spiegare il loro unico stile bisogna ascoltarli, o seguire ancora le parole di Manzarek, che in un'intervista al Giornale disse: «Krieger portò le chitarre del flamenco; io un po' di musica classica con un po' di blues e jazz, e certamente John Densmore era dentro al jazz fino al midollo.

Jim portava la poesia della beat generation e quella del simbolismo francese, e questo è il brodo nel quale sono nati i Doors, al tramontar del sole sulla costa dell'Oceano pacifico, alla fine, al termine del mondo occidentale civilizzato».

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