Cultura e Spettacoli

Zappa secondo Bollani: "Il mio omaggio jazz alla leggenda del rock"

L'artista ha rielaborato molti brani del genio scomparso nel 1993: "È stato il mio primo idolo. E per la prima volta la sua famiglia ha dato il permesso di usare il nome in copertina"

Zappa secondo Bollani: "Il mio omaggio jazz alla leggenda del rock"

Stefano Bollani è la vera rockstar italiana. Libero. Senza regole. Suona quel che vuole e quando vuole facendo ciò che un vero artista dovrebbe sempre (riuscire a) fare: cambiare gli schemi. Stavolta pubblica un disco che è uno dei pochi omaggi a Frank Zappa che sarebbero piaciuti a Frank Zappa che considerava i tributi come la peste. Zero retorica. Molta improvvisazione. Il titolo è Sheik yer Zappa , un adattamento del titolo scelto da Zappa per il suo disco del 1979, Sheik Yerbouti , che lo mostrava in copertina addobbato proprio come uno sceicco. «È tutto un live registrato durante i nostri concerti del 2011: il bello è che lo abbiamo fatto con un gruppo nuovo e nessuno dei musicisti è un fan di Zappa a parte il vibrafonista Jason Adasiewicz che non conoscevo e sono andato a cercarmi su YouTube». Dopotutto tra Bollani e Zappa la distanza non è poi quel granché. Tutti e due se ne fregano. Vanno oltre la distinzione di genere. Zappa aveva un gusto provocatorio e talvolta grand guignol che Bollani non ha, per lo meno durante i concerti o nelle registrazioni in studio che sono a metà tra pop, classica e soprattutto jazz con quella libertà che soltanto un pianoforte riesce a garantire. Ma entrambi sono aggregatori di influenze, adattatori di personalità e, a modo loro, distruttori di barriere. «Lui mangiava e tritava la musica per poi impastarla di nuovo», ha raccontato ieri Bollani alla Universal prima di suonare qualche brano al pianoforte e poi prendere l'ennesimo treno: «Perciò non volevo rifare i suoi brani esattamente come li aveva fatti lui. Tanto è vero che nella mia band manco ho voluto un chitarrista, sarebbe stato troppo ingeneroso per chiunque calarsi in quella parte». E allora Sheik yer Zappa è un disco di nove brani, sette dei quali sono firmati da Frank Zappa (compresa la celebre Uncle meat ) e due soltanto da Bollani che però è più zappiano di Zappa: Male male e Bene bene . «Abbiamo suonato il suo repertorio con una mentalità jazz, ossia ciascuno libero di creare suoni nuovi e di uscire dal seminato. Però, attenzione, io non avrei mai voluto far parte della band di Zappa perché lui obbligava i suoi musicisti a fare esattamente ciò che voleva, comandandoli a menadito».

Sarà per questo che questo album è piaciuto persino alla sua vedova Gail, una che ha sempre detto no a qualsiasi operazione coinvolgesse il marito addirittura nel titolo di copertina: «Le abbiamo mandato una canzone, quella che pensavamo essere meno distruttiva. Lei ha risposto che le piaceva e avrebbe voluto ascoltare tutto il resto delle canzoni. Tra me e me ho pensato: “ahia, adesso ci dice di no”. E invece le ha ascoltate e ci ha dato il suo consenso». Insomma, con l'imprimatur degli eredi, questo disco (che uscirà in tutto il mondo) è forse uno dei biglietti da visita più efficaci di che cosa questo folle band leader di Baltimore nel Maryland è riuscito a fare prima di essere consacrato ventiduesimo tra i 100 migliori chitarristi di tutti i tempi. L'intelligente destrutturazione dei generi musicali. L'abitudine a non prendersi troppo sul serio pur essendo serissimi. «Da ragazzo lo ascoltavo e ascoltavo anche Robert Fripp dei King Crimson: personalità assolute che giocavano e prendevano in giro i generi musicali prima ancora che nessun altro ne avesse il coraggio. Anzi, tuttora chi lo fa viene considerato un iconoclasta, a dimostrazione che i luoghi comuni sono difficili da superare».

Stefano Bollani, codino ribelle e battuta pronta, è riuscito a farlo pure in tv, portando musica complessa nelle serate di Raitre: «Mi è piaciuto molto, anche se nella prima edizione di Sostiene Bollani ho avuto qualche difficoltà perché proponevo una idea e gli autori me la cambiavano subito».

La solita tassa da pagare per chi viaggia sempre almeno qualche metro avanti a tutti.

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