"La mia terza vita con Gallagher e Ferlinghetti"

Esce il cd "Come se non ci fosse un domani": "Vivo ogni giorno come l'ultimo"

"La mia terza vita con Gallagher e Ferlinghetti"

Omar Pedrini non smette di stupire. Dopo decenni di rock e qualche intoppo fisico (ha un minaccioso cuore ipertrofico che lo ha persino portato a fare testamento) ha trovato la fiducia della Warner e ritorna in pista con un gioiello. Non è una definizione tanto per gradire: Come se non ci fosse un domani è un signor disco con firme eccellenti come Noel Gallagher e Lawrence Ferlinghetti, praticamente due corsari sulle acque del rock e del beat: «È la mia terza vita, anzi il mio terzo tempo come si dice nel rugby», spiega lui che al dito ha un anello in onore di Keith Richards dei Rolling Stones: «Ora sono un Omar molto arrabbiato», spiega.

Perché, caro Pedrini?

«Ho registrato questo disco con la pancia, vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo. Nel mio caso dipende dalle operazioni e dai problemi a questo benedetto cuore. Ma se mi guardo intorno, vedo solo gente che si alza al mattino e ha paura».

Alla paura si può reagire alzando il volume.

«E l'ho fatto. Questo disco è il mio nuovo urlo dopo tanti inciampi. Perciò lo vivo come se fosse un altro esordio dopo una carriera solista tempestata da intoppi».

Partiamo da Noel Gallagher, leggenda degli Oasis.

«L'ho incontrato quattro anni fa a un suo concerto anche grazie al nostro comune amico Andrea Dulio. Da lì è arrivata l'opportunità di suonare Simple game of a genius, che lui ha pubblicato soltanto come lato B in Giappone e suonata esclusivamente a un soundcheck. Ho avuto persino l'onore di scrivere il testo in italiano e alla fine il risultato è piaciuto moltissimo a Noel».

Ma nel suo disco brilla anche Desperation horse, testo meraviglioso scritto dal poeta beat Lawrence Ferlinghetti.

«Siamo amici, lui è un bambino di 98 anni. Un giorno indossava un cappello largo e sembrava uscito da un saloon. Un bambino gli ha detto: Ehi signore, lei è un cowboy, ma il suo cavallo dov'è?. E lui ha risposto: Il mio cavallo è la disperazione e lo cavalco ogni giorno. Da lì è nato il testo».

Il brano Angelo ribelle fa venire in mente Marc Bolan e ha pure un assolo di flauto di Ian Anderson, simbolo dei Jethro Tull.

«La canzone sarà pubblicata anche sul sito ufficiale dei Jethro Tull e mi piacerebbe tantissimo che una volta o l'altra lui fosse mio ospite sul palco».

A proposito, e il tour?

«Ora faccio un giro in store. Poi più avanti riprenderò a suonare dal vivo».

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