"Le mie figlie, l'Eliseo, la musica Dico tutto senza rimpianti"

La madre di Carla e Valeria si confessa: dalle nozze con il compositore-industriale Alberto alla vita a Parigi

"Le mie figlie, l'Eliseo, la musica Dico tutto senza rimpianti"

«Mi sono accorta che le mie figlie non sapevano niente della mia infanzia: ho vissuto quindici anni di fascismo, cinque di guerra, la morte di mio padre. E poi sono andata avanti a scrivere, sono passata all'adolescenza, all'incontro con mio marito, la musica, i viaggi». Alla fine Marisa Bruni Tedeschi, nata Borini, ha fatto leggere quel manoscritto (in francese) alle sue due figlie e loro le hanno detto: «Fai un libro». Il libro, che esce oggi per La nave di Teseo, è Care figlie vi scrivo (pagg. 252, euro 18; sarà presentato a Torino, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo il 6 marzo e il 9 al Teatro Parenti di Milano); le figlie sono Carla, ex modella, musicista, ex première dame dopo le nozze con Nicolas Sarkozy e Valeria, attrice e regista: la loro madre, Marisa, racconta di come una giovane pianista «di buona famiglia, ma spiantata» abbia sposato Alberto Bruni Tedeschi, erede dell'allora impero industriale della Ceat, a Torino, di come con lui abbia girato il mondo, frequentato artisti e musicisti, e poi della sua famiglia, della morte del primogenito Virginio per l'Aids, dei successi delle figlie, della vita a Parigi, dove abita ormai da decenni. «Alla fine ho fatto rileggere il libro alle mie figlie, per essere sicura che non desse loro fastidio».

E che cosa hanno detto?

«Carla ha detto: È spassoso».

Ha scritto: «Alla mia età si può dire tutto». È così?

«Ho scritto quello che ho vissuto. Perciò mi sono detta: scrivo tutto, altrimenti zoppica. Del resto non avrebbe senso nascondere».

Parla delle sue infedeltà, ma dice anche che il suo era un matrimonio solidissimo. Non è strano?

«Mah, strano... Ogni vita è diversa. Io e mio marito avevamo un rapporto meraviglioso, lui mi ha insegnato tutto, l'arte, la musica, la finanza; ma io avevo perso il papà e lui la mamma a tredici anni: il rapporto era cambiato, io ero diventata un po' la sua mamma e lui il mio papà. Ho avuto le mie storie, di cui non mi sono affatto pentita, e credo che molti le abbiano, anche se non le raccontano. Io le ho raccontate».

Quando vi siete trasferiti a Parigi?

«Nel '73, per paura dei sequestri. Mio marito disse: stiamo due anni. Siamo rimasti per sempre».

Racconta anche della sua storia con Maurizio Remmert, da cui è nata sua figlia Carla.

«Una cosa trita e ritrita, io dico: è stata una storia d'amore, ho avuto una figlia. Certo, Carla pensava fosse un vecchio. Invece lui, molto più giovane di me, è ancora bellissimo, simpatico e gentile. Le ho detto: non lamentarti, hai avuto due padri uno meglio dell'altro».

Un'altra grande passione è stata quella con Arturo Benedetti Michelangeli, il pianista. Però l'ha lasciato.

«L'ho lasciato io perché mi trattava male, alla fine. Lui era nevrotico, pazzo di me, ma poi, come tutte le passioni, anche quella è finita. Me ne sono andata via una notte, ho camminato per 18 chilometri nei boschi».

Come è successo che Gérard Depardieu le abbia fatto da «agente immobiliare»?

«È stato molto divertente. Ha fatto visitare questa nostra villa a Travolta, che doveva affittarla per un film. Depardieu gli spiegava, ma Travolta non capiva niente di arte».

Poi ha affittato?

«Ha cambiato idea perché aveva litigato con Polanski. Una serata surreale, Travolta era interessato solo al mio aereo personale, che però io non avevo... Depardieu si era inventato qualcosa, così Travolta continuava a farmi domande sull'aereo, e mi chiedeva: Lo pilota lei?».

Scrive che il successo è effimero, ma le sue figlie sono due grandi lavoratrici.

«È vero. A un certo punto una ha voluto fare la modella, l'altra l'attrice; mio marito le ha avute tardi e le ha lasciate libere. In pratica si sono guadagnate subito la loro vita, impegnandosi nelle loro carriere, Carla come fotomodella e musicista, Valeria con cinema e teatro. Ma non sono mai pigre, si alzano presto, lavorano, si occupano dei bambini».

È vero che suo marito, compositore, si mise ad ascoltare il rock?

«Sì, perché Carla frequentava l'ambiente. Lui non lo conosceva, ma era curioso: una sera l'ho visto che si sciroppava un concerto dei Rolling Stones».

Gli sono piaciuti?

«Pensava che valessero zero musicalmente, però mi disse: Sto cercando di capire, qualcosa c'è. Era un uomo molto intelligente».

Com'è stato frequentare l'Eliseo?

«Tutto il periodo è stato molto bello. Avevo venduto il castello in Italia e mi sono ritrovata in questa bella casa, anche se soltanto nei weekend, coi bambini, oppure in occasione di pranzi e cene. Da quando mio genero non è più presidente passo davanti ai cancelli sprangati e mi vengono i nervi, ma non posso farci niente».

Avete anche ricevuto la famiglia Obama.

«Ho fumato una sigaretta con la mamma di Michelle, in terrazza, perché Michelle non vuole che le figlie vedano la nonna fumare. Mi ha detto: se viene alla Casa Bianca andiamo sul balcone».

E come è stato incontrare la Regina Elisabetta?

«Pazzesco. Nessun capo di Stato aveva mai portato la suocera, non sapevano neanche dove piazzarla. Mi hanno messo vicino al principe di Kent, molto mondano e simpatico».

Che cosa l'ha colpita della Regina?

«Due cose. Aveva un vestito bianco tutto coperto di decorazioni, nastri e spille. E la sua gentilezza: mi ha parlato delle mie figlie e poi di mio figlio che era morto, affettuosamente».

È un dolore che in qualche modo ha superato?

«L'ho superato nel modo di vivere perché, quando succede una tragedia così, lei vorrebbe buttarsi dalla finestra. Ma ho pensato che per le mie figlie sarebbe stato un dolore ancora più grande. Il coltello però è sempre piantato lì».

Alla fine suo genero Sarkozy è diventato il capofamiglia?

«Eh beh, per ora è l'unico uomo nella famiglia... È molto affettuoso e gentile. Appena è arrivato nella nostra casa di Cap Nègre si è seduto al posto che era stato di mio marito e poi di mio figlio: è stato abbastanza normale, anche se mi ha fatto effetto».

A 70 anni ha iniziato anche a recitare, diretta da sua figlia Valeria.

«Mi sono divertita molto, al cinema e a teatro. Credo che Valeria prepari un altro film in cui avrò il mio solito ruolo, di mamma o di nonna... E ristudio tanto il piano, tutte le mattine».

Ha rimpianti?

«Diciamo, non ho rimorsi, ma ho qualche rimpianto. Per esempio di non avere fatto parlare mio figlio e mio marito, che non riuscivano a comunicare».

È felice?

«Sono felice perché sono circondata da una famiglia che mi adora, due figlie adorabili, quattro nipotini meravigliosi. Penso sia questa la felicità, anche se dietro ci sono tante cose tristi. E poi il libro mi ha lasciato una nostalgia enorme del passato, oltre ad avermi dato coscienza della mia età, che è drammatica: vado per gli 87, sono tanti».

Festeggerà?

«No, ho fatto delle bellissime feste dai 70 agli 85 anni, una anche all'Eliseo. Ma ora non voglio più».

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