Cultura e Spettacoli

Migliaia di scatti per (ri)scoprire Venezia dal ponte di Rialto

La retrospettiva Rivus Altus di Max Farina è a "The Others", la principale fiera italiana d'arte contemporanea dedicata alla valorizzazione delle nuove energie creative

Migliaia di scatti per (ri)scoprire Venezia dal ponte di Rialto

La retrospettiva Rivus Altus di Max Farina è a «The Others» (Torino, Lungo Dora Firenze, 87), la principale fiera italiana d'arte contemporanea dedicata alla valorizzazione delle nuove energie creative. «The Others», promossa dall'omonima Associazione, ospita Rivus Altus, che è un progetto fotografico in progress pensato per ricomporre, tramite i frammenti dello stesso sguardo, una delle vedute più conosciute di Venezia: la vista dal Ponte di Rialto.

Come rappresentare Venezia ancora una volta, tramite la fotografia, senza correre il rischio di rievocare, o peggio parodiare, le atmosfere di Canaletto o di Guardi? La risposta di Max Farina (milanese, classe 1974 e laureato in architettura) è stata quella di osservare ogni cambiamento negli ultimi due anni, concentrando la sua attenzione sui singoli frammenti che compongono il paesaggio, come se avesse uno sguardo simile a quello di mosche e libellule. Il risultato non è un'immagine singola, ma una molteplicità di immagini dove la veduta è affidata al montaggio variabile, e modificabile quasi all'infinito, dei vari pezzi separati che compongono un paesaggio perfetto e instabile. Scomponendo e ricomponendo, accostando o allontanando mille e mille frammenti fatti di luce, ombra, silenzio e rumore, il fruitore potrà inventare quello che giudica essere il panorama a lui necessario.

Lo sguardo di Max Farina, spezzettato in migliaia di frammenti fotografici e stagliato su pareti di grandi dimensioni, diventa infatti dispositivo che invita ad avvicinarsi, coinvolgendo in una dinamica relazionale. Quello che l'artista mette in mostra, è la somma di ciò che ha visto nel corso di centinaia di ore passate sul Ponte di Rialto e che restituisce al pubblico in un grande WALL composto da 78 blocchi di 100 fotografie ciascuno, affissi alla parete, i cui singoli fogli si strappano proprio come fossero pagine di un calendario. Una collezione che chiede allo spettatore di essere scelta, portata a casa e conservata, secondo la pratica artistica relazionale il cui scopo ultimo è, appunto, l'incontro.

RedCult

Commenti