Poi ci sono anche quei rapper ai quali non bisogna chiedere di spiegarsi meglio. Willie Peyote, ossia Guglielmo Bruno torinese di 34 anni, lo fa benissimo da solo, parlando a cento all'ora e mettendo un significato in ogni frase, cosa ormai rarissima. Già dal titolo, Iodegradabile, il suo primo disco per la Virgin è un'opera complessa che sgretola le barriere di genere e racconta un mondo, il proprio, diviso tra ironia e impegno.
«Dalle mie nuove canzoni abbiamo tolto un po' di musica black e aggiunto il rock inglese.». Al di là della musica, sono i testi di Willie Peyote a fare la differenza. «L'ironia? Ho imparato molto da Giorgio Gaber e Daniele Silvestri». Tutto l'album «parla del tempo, dell'obsolescenza programmata che ormai non riguarda solo gli elettrodomestici ma anche esseri umani e musica. Tutto ha una data di scadenza e anche io sono diventato commerciale, si vede proprio dalla copertina del disco: mi vendono come se fossi al supermercato». La «furia narrativa» di questo torinese si distende lungo testi complessi ma ironici, pungenti ma mai esagerati o volgari, anche se qui e là qualche parolaccia rotola fuori dal politicamente corretto.
Argomenti? Tutto, dalla politica ai social «che ci mettono in vendita» all'amore fino (in Mango) alla consapevolezza di quanto sia importante sentirsi «responsabile di ciò che dico». Ed è bella la dedica a Mango «che ha chiesto scusa perché doveva interrompere lo show». Il brano (quasi) iniziale Mostro si riferisce al governo gialloverde ma «ormai il mondo va talmente veloce che ho appena lanciato il pezzo e la maggioranza è già crollata. Parlo del bisogno che abbiamo di individuare un obiettivo/nemico perché ci evita di ammettere i nostri errori». Invece nella azzeccatissima La tua futura ex moglie (ma anche Semaforo) si parla di amore, ebbene sì: «Da me ci si aspettano il nichilismo e il sarcasmo, ma stavolta racconto emozioni che ho provato e quindi perché non farlo?».
Insomma, con questo disco (e con il tour che inizia a febbraio dal Vox di Nonantola) Willie
Peyote vuole parlare «a un pubblico nuovo che non mi dia sempre ragione. Non voglio stare nel mio orticello e confrontarmi sempre con gli stessi, che è poi l'errore della sinistra negli ultimi trent'anni». Punto e a capo.
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