Miriam Leone fa la "bad girl" nel suo "Amore a domicilio"

Nel film del regista Corapi l'attrice torna nella parte di una ribelle. E celebra il ruolo della famiglia

Miriam Leone fa la "bad girl" nel suo "Amore a domicilio"

È bella, giovane, disponibile. Ma gli unici che la vanno a trovare sono i poliziotti. Visto che in Italia in carcere non ci va nessuno, Anna sconta ai domiciliari la condanna per rapina a mano armata, aggravata e continuata. A casa con lei, una madre un po' scema, che incontra gli uomini in macchina; fuori, file di palazzoni anonimi. Ovvio che la ragazza scalpiti: una volta esce, con la pelliccetta rosa, e rimorchia un babbasone indeciso a tutto. Si chiama Renato e finirà nella sua rete, subito a letto con lei e poi dentro a una storia d'amore vero e sincero, forte come soltanto tra sradicati a Roma.

«Cercando il mio personaggio, sono tornata alla mia adolescenza a Catania e al mio passato d'incompiutezza di donna, quand'ero sentimentalmente immatura», spiega Miriam Leone, protagonista insieme a Simone Liberati di Suburra del noir romantico L'amore a domicilio di Emiliano Corapi, domani su Prime Video. Prodotta da World Video Production, con Rai Cinema, e distribuito da Adler Entertainment, questa commedia adatta ai tempi del confinamento, si svolge tra mura domestiche piccolo borghesi, dove Miriam illumina il tinello di sfrontatezza sexy. Capelli lunghi d'ogni colore, sigaretta sempre accesa e aria scocciata quando il tutore dell'ordine suona alla porta, l'ex Miss Italia numero 69 combacia con il suo personaggio di ragazzaccia agli arresti. «Il film doveva uscire ad aprile, in pieno lockdown: ci siamo interrogati sulla casualità d'aver costruito una storia così, proprio mentre tutti restavamo a casa eppure, la mia Anna, che sfrutta gli altri, piano piano si sveglia. Grazie all'umanità di Renato, che le fornisce ogni bene materiale, dalla tv al tapis roulant, esce dalla sua gabbia e si scioglie», riflette l'attrice, che presto sposerà il musicista Paolo Cerullo.

Forse è per il matrimonio in vista che la seducente conduttrice, qui libera di usare il suo dialetto siciliano, inquadrata su Zoom nell'incontro virtuale, appare in versione lady: camicetta a righine, orologio di marca, impeccabili capelli lisci, la Leone è pronta per il grande salto.

Da regina dei social a regina degli specchi di casa sua. Durante la quarantena, la 35enne ha allietato i follower, mostrando la sua voglia di mare, con immagini su una spiaggia, in totale relax. «Le donne sensuali sono quelle capaci di mostrare solo una piccola parte di sé e poi farti desiderare tutto il resto», la didascalia a corredo degli scatti. «Se mi piacciono i personaggi da bad girl? In verità, sono soltanto al mio secondo ruolo da ragazzaccia, dopo Veronica Castello della serie 1992- 93-94 di Accorsi. Territorio esplorato, perché lontano da me. La cosa più bella del mio mestiere, è mettermi nei panni degli altri. Nel film di Corapi sono criminale perché sola, un animale in fuga. Il bivio che la vita presenta mi affascina: è affascinante il percorso dalle scelte sbagliate alla redenzione», scandisce Miriam, che da ragazza era insicura e bloccata da dèmoni interiori.

E proprio per sbloccarsi decise di partecipare al concorso di Miss Italia. Quando le chiediamo che cosa pensi del fatto che oggi chiunque può fare cinema, come recita una battuta de L'amore a domicilio, dalle sue labbra esce il nome di Lucia Bosè. Lucia Bosè era commessa in una pasticceria e poi è diventata l'attrice meravigliosa che tutti amiamo. Lo studio è fondamentale, ma non strettamente proporzionale al talento. Oggi ci sono più attori, ma non è possibile fare questo lavoro senza amore. Se non ami questo mestiere, difficilmente lo puoi fare».

E di amore per la famiglia, «l'albero del quale siamo i frutti», la Leone, 7 anni di carriera, 10 film e 4 serie, parla distesamente. Nel film di Corapi l'alveo familiare gioca un ruolo di primo piano. La madre di Anna sarà strampalata, ma prepara la cena per lei e per il fidanzato, spandendo armonia, mentre la figlia criminale prepara l' esame per l'università (allo scopo di accorciare la pena, per buona condotta). E il padre di Renato sarà pure un uomo triste, che ripara il carrello della spesa, ma la sera accoglie il figlio con pollo e peperoni. «La famiglia può essere un bene, o un male. Ma è fondamentale per il mio personaggio di donna un po' infantile e un po' sfortunata, pronta a riconciliarsi con la madre, appena esce dalla gabbia. La famiglia è la nostra radice storica: ci appartiene».

E ritornare al cinema, quando riapriranno le sale? «Il divano di

casa ha il suo perché. Ma ho un'amica con la quale vado sempre al cinema: all'uscita litighiamo, discutiamo, facciamo dibattito. È bello condividere contenuti ovunque, ma a condividere l'esperienza della sala non rinuncio».

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