"Mister Felicità", la rinascita emotiva secondo Siani

La prima commedia italiana del 2017 poggia su una struttura già vista ma funziona per un certo tipo di pubblico e ha ottime prospettive al botteghino

"Mister Felicità", la rinascita emotiva secondo Siani

Al terzo film da regista, co-sceneggiatore e interprete, Alessandro Siani va sul sicuro con una commedia per famiglie, "Mister Felicità", che ricalca molte delle dinamiche de "Il Principe Abusivo", sulla cui scia andò benissimo al box-office perfino l'insulso e dimenticabile "Si accettano miracoli".
Ai suoi affezionati e a tutti gli orfani di Checco Zalone, Siani propone anche stavolta quella che ormai è la sua maschera di giovane napoletano un po' ignorante, sbadato e nullafacente.
Martino (Alessandro Siani) è un partenopeo pessimista e indolente che vive in Svizzera, mantenuto dalla sorella Caterina (Cristiana Dell'Anna). Quando un incidente costringe la donna all’immobilità, al giovane non resta che sostituirla a lavoro e diventare così l'addetto alle pulizie del Dottor Guglielmo Gioia (Diego Abatantuono), un mental coach specializzato nella pratica del pensiero positivo. Durante un’assenza del medico, Martino si finge suo assistente e si ritrova coinvolto nella vita e nella carriera, compromessa da una caduta in Eurovisione, della celebre pattinatrice Arianna Croft (Elena Cucci). L'amore e un bel po' di equivoci sono in agguato.
La scelta di Abatantuono come comprimario è felice e giova a Siani più delle precedenti, De Sica nel 2013 e De Luigi nel 2014, ma non basta a distogliere l'attenzione dalla sciatteria dell'insieme. Su regia, sceneggiatura e direzione attoriale regna sovrana, infatti, un'aura di trascuratezza.
Tra buoni sentimenti, paesaggi da cartolina, comicità slapstick (ovvero gag fisiche), romanticismo alla Pieraccioni, mimica e dizione alla Troisi, il film procede senza cadute di ritmo. Quello che può sembrare indigeribile, melenso e di disarmante pochezza è comunque il medium attraverso cui viene veicolato una sorta di discorso sulla felicità a portata di bambino e di tutti coloro che si sono seduti in sala con spirito semplice e ricettivo. In mezzo a occasioni di scomposta ilarità, Siani ricorda agli adulti quanto certi cammini terapeutici forzati non funzionino con tutti e a volte sia più utile, alla risalita, toccare il fondo tenendo la mano a qualcuno. "Mister Felicità" resta un filmetto certo, ma ha il pregio di rispolverare un'idea di condivisione che non sia quella da social network e di accennare, tra le battute, alla differenza tra la soddisfazione effimera dei bisogni superflui e la pienezza dell'innamoramento, insinuando comunque che la felicità del titolo sia, tutto sommato, una chimera.

Non è poco teorizzare di rinascita emotiva con strumenti dialettici tanto elementari e se il risultato è un film a dir poco sempliciotto, le intenzioni da cui nasce restano ottime: attraverso l'empatia con la massa, si semina un po' di senso della vita nei bambini e negli smarriti e si regala un'ora e mezza di relax alla buona a tutti gli altri.

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