«Mister Green», delizioso scherzo con brio

È oramai consuetudine invalsa tramutare lo spettacolo per attore solista in una sorta di monologo a due voci, una delle quali rappresenta un giovane e l'altra un anziano che lo fronteggia e invano tenta di piegarlo alla propria concezione di vita. Una tesi tipica del teatro americano che si ritrova nel delizioso scherzo con brio Mister Green di Jeff Baron, dove un giovanotto di belle speranze, colpevole di aver travolto in automobile un anziano che vive in orgogliosa solitudine, viene condannato ad assisterlo una volta alla settimana preoccupandosi del suo stato di salute. Sembrerebbe una situazione già risolta in partenza, non fosse per il rancore dell'anziano che vede minacciata dal giovine la propria quiete, compromessa da un contendente passibile di scardinare le sue ataviche certezze. Dato che nel passato del vecchio si agita lo spettro di una figlia ripudiata da anni per via di un matrimonio disapprovato dal padre. Un rimorso mai confessato che viene lentamente alla luce nel corso della forzata convivenza col giova- ne. Tra l'altro peggiorato dal fatto che quest'ultimo rivendica con orgoglio la propria omosessualità.

Ma proprio l'insorgere di questi pregiudizi si risolve in un'affermazione di vita che contagia entrambi convincendo il vecchio a recuperare la figlia, e a convincersi che è finalmente arrivato il momento di lasciare irrompere la vita nella sua desolata solitudine. Un bell'exploit per i due interpreti: lo stizzoso Massimo De Francovich e il prorompente vigore di Maximilian Nisi. Successo strepitoso.

MISTER GREEN - Piccolo Teatro Paolo Grassi. Milano.

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