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"È un mondo cupo di assassini estremi ma ci rende felici"

Marito e moglie, svedesi, da dieci anni firmano insieme le avventure dell'ispettore Joona Linna

"È un mondo cupo di assassini estremi ma ci rende felici"

Protagonisti della scena thriller nordica, i coniugi svedesi Alexander e Alexandra Coelho Ahndoril, celandosi a partire dal 2009 dietro lo pseudonimo di Lars Kepler hanno creato un'originale serie che ha per protagonista l'ispettore Joona Linna. Abbiamo incrociato i Lars Kepler al loro passaggio al Noir In Festival 2018, che ha coinciso con l'uscita in Italia del romanzo Lazarus (Longanesi, pagg. 576, euro 22).

«Il protagonista della nostra serie spiegano i coniugi - è ancora per noi un mistero. Nonostante siano passati sette libri e nonostante il fatto che nell'ultima sua storia siamo stati molto vicini a lui, siamo ancora molto curiosi nei suoi confronti. Joona ha avuto una formazione da soldato scelto, ma l'aspetto più importante della sua identità è l'empatia, che è duplice: nei confronti delle vittime e nei confronti dell'esecutore del crimine perché capisce quasi sempre che non è un mostro, ma che agisce in qualche modo costretto dalle circostanze cercando di fare ciò che per lui è la cosa migliore da fare. Siamo ancora affascinati da Joona Linna e per questo continueremo a raccontare le sue storie».

Quanto è cambiato nel tempo il vostro eroe, l'ispettore Joona Linna?

«Cambia molto nel nostro ultimo romanzo Lazarus ma in realtà è cambiato in tutti i libri perché è stato influenzato da tutto quello che gli è successo, così come accade a ciascuno nella vita reale. In Lazarus è tutto così sconvolgente che lui stesso verrà cambiato nel profondo».

Perché avete deciso che nel romanzo Lazarus venisse coinvolto in maniera così personale?

«Era il momento che Joona e Saga fossero al centro dell'azione narrata. Negli altri nostri libri abbiamo sempre introdotto altri personaggi con altre problematiche: qui siamo voluti essere vicini a loro. Il destino qui li raggiunge e li travolge, ma non solo il destino».

Il tema della profanazione delle tombe e di quello dei cadaveri in particolare è al centro del romanzo...

«All'inizio della storia viene trovato assassinato un profanatore di tombe e cadaveri e fra i suoi trofei viene trovato il cranio della moglie di Joona. Il nostro poliziotto capisce che questo è un terribile messaggio rivolto a lui».

Quanto è importante per voi trovare ogni volta un assassino seriale con delle caratteristiche speciali?

«Sentiamo che dobbiamo scrivere di personaggi che ci affascinano e ci stregano. Sia i buoni sia i cattivi devono essere così complessi da coinvolgere noi e i nostri lettori. I delinquenti di cui scegliamo di parlare sono sempre dei casi estremi. Così estremi da permetterci di costruire un racconto che porta i lettori in un viaggio travolgente. Non sempre nei nostri libri c'è un serial killer, per esempio in Nella mente dell'ipnotista c'era uno stalker; e proprio Stalker è infatti il titolo svedese del nostro romanzo. Quello che accomuna tutti però è proprio che sono tutti molto particolari, inaspettati e imprevedibili».

Qual è la cosa che vi fa più paura?

«Prima di tutto la mancanza di pietà che c'è nel mondo. Poi, ovviamente, da quando siamo diventati genitori abbiamo paura che possa succedere qualcosa a chi amiamo, in particolare ai nostri figli».

Come amministrate la suspense nelle vostre storie?

«Cerchiamo sempre di scrivere nel modo più emozionante possibile. Il lavoro più interessante è quello che si fa a monte, sulla trama, prima di scrivere, che deve funzionare in ogni parte e per ogni personaggio. Sull'aspetto della suspense dobbiamo mantenere costante la tensione su diversi livelli ed è un sistema davvero complesso».

Come pensate che si sia evoluta nel tempo la scuola del thriller svedese?

«È cambiata molto, soprattutto da quando non si è messo più al centro dei fatti un poliziotto aristocratico ma uno nato nella normale società e che agisce in questa società. Questa corrente è stata portata avanti da Henning Mankell e Liza Marklund, ma ancor di più da Stieg Larsson, che ha cambiato molto questo genere letterario. Sicuramente è aumentato anche il ritmo nei polizieschi e noi abbiamo contributo a questo».

Quanto è divertente scrivere in coppia?

«Oltre che divertente è anche vertiginoso scrivere insieme. Essere scrittori spesso comporta una solitudine che non ammette nessun altro all'interno del processo creativo. Per noi invece avviene il contrario e tutto questo dà impulso alla nostra creatività.

Anche se scriviamo delle storie cupe noi siamo molto felici».

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