Non era uno scrittore animalista, cioè un tifoso degli animali per partito preso e senza cognizione di causa, bensì uno scrittore animaliano. Perché gli animali, da bambino, nella contea del Berkshire dov'era nato, li aveva frequentati e amati. Poi da adulto, alle sue due figlie Juliet e Rosamund spesso raccontava storie con loro per protagonisti. Così prese vita, dalla narrazione orale alla scrittura, il suo best seller tormentato: La collina dei conigli (Watership Down è il titolo originale), cinquanta milioni di copie, un bel bottino.
Che ora, purtroppo, la sua morte arricchirà. Richard Adams, spentosi a 96 anni, nel 1972 era infatti diventato un caso letterario, visto che ben tredici editori avevano gettato nel cestino le vicende di Quintilio, Pungitopo, Campanula e soci, la comunità di roditori oggi più famosa del mondo, che venne finalmente «adottata» da Rex Collings Ltd. Sei anni dopo ne fu tratto un film d'animazione di buon successo da Martin Rosen. Nel frattempo Adams aveva già firmato due altri libri fantasy che sono i caposaldi della sua vasta produzione: La valle dell'orso (ovvero Shardik), ambientato nel regno immaginario di Beklan, dove un cacciatore crede di vedere in un orso l'incarnazione di una divinità totemica, e I cani della peste (The Plague Dogs), dove in un inquietante Centro di Ricerche ed Esperimenti su Animali il dottor Boycott tortura dei poveri quadrupedi a scopi secondo lui scientifici.
Le invenzioni di Adams si basano su un'amara verità: è sempre l'uomo la bestia più cattiva.
Per renderla più mansueta, lo scrittore divenne nel 1982 presidente della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA) e nell'83 si candidò alle elezioni politiche come conservatore indipendente nel collegio di Spelthorne avendo come punto fermo del suo programma una legge che vietasse la caccia alla volpe.
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