In Mustang il fanatismo islamico trasforma la donna in una schiava

Mustang è un film che racconta la terribile discesa di cinque ragazzine nella spira patriarcale di una famiglia sottomessa al patriarcato e al fanatismo religioso

In Mustang il fanatismo islamico trasforma la donna in una schiava

Mustang - che andrà in onda questa sera alle 00.30 su Rai Movie - è una pellicola del 2015, diretta da Deniz Gamze Ergüven, scelto per concorrere per la Francia agli Oscar come miglior film straniero. Presentato prima al festival di Cannes e poi alla festa del cinema di Roma, Mustang è stato accolto con molto favore da parte della critica internazionale, che ha applaudito anche al talento della giovane regista, qui al suo debutto dietro la macchina da presa.

Mustang, la trama

Ambientato in un piccolo villaggio della Turchia, ancora fortemente patriarcale, una bambina di nome Lale saluta la sua insegnante preferita che, finito l'anno scolastico, ha deciso di trasferirsi a Istanbul. L'estate è finalmente esplosa e Lale, insieme alle sorelle, decide di festeggiare la fine della scuola con una gita in spiaggia insieme agli amici e ai compagni di classe.

Sebbene le ragazze si divertano e non vedano niente di male nella loro decisione, il loro ritorno a casa dimostrerà che il villaggio non la vede come loro. Lale, così come le sue sorelle maggiori, subiscono i rimproveri della nonna, che le giudica severamente per aver dato confidenza a coetanei del sesso opposto. Anche lo zio vede di cattivo occhio l'uscita e non si fa scrupoli a picchiare le sorelle più grandi. Da quel momento in poi Lale e le sue sorelle saranno letteralmente chiuse in casa, impossibilitate ad uscire anche solo per andare a scuola. Il loro scopo sarà rimanere a casa, diventare brave casalinghe e aspettare che gli uomini della loro famiglia scelgano i loro sposi. Tra abusi sessuali, violenza e fanatismo religioso, Lale vedrà la sua famiglia scivolare verso l'abisso.

I limiti del fanatismo religioso e del patriarcato: le donne e l'islam

A livello di trama, Mustang ha qualcosa in comune con Il giardino delle vergini suicide, il film di Sofia Coppola con Kirsten Dunst e Josh Hartnett. Anche in quel film la macchina da presa insisteva su un gruppo di sorelle che finiva con il rimanere recluso in casa a seguito della paura di genitori troppo puritani e, a loro volta, vittime di un sistema religioso molto severo. Ma il film di Deniz Gamze Ergüven si spinge ancora più in là, mostrando non solo la reclusione delle ragazze, ma descrivendo la loro casa come una gabbia piena di traditori e violenti, che prendono i loro corpi e le loro speranze per il futuro e li umiliano.

La regista - raccontando un mondo di complicità femminile - dipinge con dovizia di particolari la presa che il fanatismo islamico ha su società teoricamente evolute, ma che invece sono ancora ferme in un sistema patriarcale dove le donne possono essere consapevoli delle brutalità che subiscono, ma sembrano non avere nessuna soluzione, se non quella di affidarsi a un altro uomo che, a sua volta, può trasformarsi in un padre padrone. È quello che si vede nella figura della nonna delle protagonista: una donna vecchio stampo che condanna l'atteggiamento delle nipoti non tanto (o non solo) perché non lo condivide, ma perché sa che determinati comportamenti attireranno l'attenzione di uomini che pensano che il corpo delle donne sia un loro bene, un loro possedimento.

La nonna sa quello che devono subire le nipoti - gli abusi sessuali tra le pareti di casa, la consapevolezza di non aver altro futuro se non quello di accettare un matrimonio combinato, e l'impossibilità di seguire il proprio impulso alla libertà. Eppure, nonostante sappia tutto questo, è la prima che le punisce, la prima che le rinchiude in casa, che le isola dal mondo esterno. Non perché non le ami, ma perché in una società dove la religione insegna ad annullare l'emancipazione delle donne, l'unica possibilità per salvare le ragazze è sperare che abbassino la testa, che si sottomettano.

Una visione femminile che si scontra con la realtà dei dati. Secondo un report dell'UNICEF ci sono 700 milioni di donne che sono state date in sposa quando erano solo bambine e 280 milioni di ragazzine che rischiano di diventare a loro volta delle spose bambine. La Turchia, secondo questo report aveva una delle percentuali più alte: il 14% delle ragazze si sposano prima dei diciotto anni. Tuttavia, come riporta il ICA Bullettin, secondo un report redatto da un'organizzazione femminista turca, la Flying Boom, la situazione sarebbe ancora più grave: un matrimonio su tre coinvolgerebbe una bambina e la maggior parte dei matrimoni con minori non sono nemmeno registrati, per cui è difficile tenerne il conto.

Ed è quello a cui assiste la giovane protagonista del film, Lale, che guarda le sue sorelle venire quasi vendute, concesse in sposa a uomini che hanno magari il doppio dei loro anni. Mustang, dunque, è un film che porta all'attenzione di un pubblico occidentale l'incremento del patriarcato a cui il fanatismo islamico si appoggia. Donne che non sono altro che carne da riempire, che devono pulire e tenere in ordine la casa, non avere aspirazioni e, di certo, non perdere tempo a porsi domande.

Che è invece quello che fa Lale: si pone domande tutto il tempo e così facendo rappresenta il messaggio positivo del film, quella tensione alla speranza e alla libertà che probabilmente è ancora un'utopia per le giovani donne dei villaggi turchi.

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