Cultura e Spettacoli

Myrta Merlino racconta il coraggio della "sorellanza"

Myrta Merlino racconta il coraggio della "sorellanza"

Ci sono libri in cui i ringraziamenti contano. È così per il nuovo libro della giornalista Myrta Merlino: Donne che sfidano la tempesta (Solferino, pagg. 256, euro 17). In particolare conta questo passaggio: «A tutte le donne, dalla prima all'ultima, che mi hanno donato, attraverso le storie, un pezzo della loro vita».

C'è una «sorellanza» che la Merlino ha chiaramente identificato e visto in azione durante la pandemia che ci ha così duramente colpito e da cui stiamo, lentamente, uscendo (o così si spera) se continueremo a fare le cose giuste. A questo fa riferimento la «tempesta» del titolo, una tempesta in cui spesso sono state in prima linea le donne.

La Merlino anche grazie alla sua trasmissione televisiva su La7 - L'aria che tira - ha incrociato e raccontato molte di queste vicende che ora tornano nel volume e compongono, grazie alla scrittura della Merlino, un arazzo che dovrebbero guardare tutti. Soprattutto gli uomini, che nel nostro Paese sono ancora restii a fare i conti nel modo giusto con gli sforzi dell'altra metà del cielo. Quindi niente di più sbagliato che etichettare il libro come un libro in rosa.

Certo c'è alla base un grande processo di autocoscienza al femminile. Non molti ricordano che fu un'anestesista dell'ospedale di Cremona, Annalisa Malara, a intuire che c'era qualcosa che non andava nella polmonite del paziente 1. È lei che lotta con il sistema burocratico e la noncuranza per ottenere tutti i test che servono. «Ho dovuto chiedere l'autorizzazione all'azienda sanitaria. I protocolli italiani non lo giustificano. Mi è stato detto che se lo ritenevo necessario e me ne assumevo la responsabilità, potevo farlo». Menomale che lo ha fatto, che ha chiesto un tampone quando ancora quasi non si sapeva cosa fosse.

Ma quasi tutte le storie raccolte dalla Merlino ruotano proprio attorno a questa responsabilità declinata al femminile. Si va dall'ostetrica, Fabiana, che trova il modo di condividere le gioie di un parto in piena pandemia, a chi come Enrica ha dovuto affrontare un long covid, alla cassiera di supermercato, Fiamma, che ha corso rischi che nessuno le ha riconosciuto... passando per l'infermiera coraggiosa che tutti poi hanno dimenticato. Questa è la grande umanità al femminile che la Merlino ci mette davanti per poi porci delle domande scomode. Quanta fatica fanno le donne che non viene loro riconosciuta? E quanto le si obbliga a cambiare per adattarsi a un mondo dove le modalità «giuste» sono a torto considerate solo e soltanto quelle maschili? La risposta Myrta Merlino nel libro la fa dare alla virologa Ilaria Capua parlando di leadership al femminile: «Non vorrei che quella femminile fosse soprattutto una survivorship, cioè qualcosa da cui poi si rischia di venir fuori con le ossa rotte, con notti insonni, con ulteriore disperazione».

Non problemi da poco e che la pandemia non ha fatto sparire. Anzi. Chissà se le testimonianze raccolte in questo volume dalla giornalista ci aiuteranno davvero a rifletterci sopra. Perché possiamo tutti leggere alle nostre figlie Storie della buonanotte per bambine ribelli, ma poi dobbiamo sperare che possano vivere in un mondo con più «sorellanza» (che è tutt'altra cosa dal veterofemminismo).

E magari anche con dei maschi meno testosteronicamente incuranti (quando non proprio ottusi).

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