Né angeli né demoni Solo due poliziotti che rischiano la pelle

In "End of Watch - Tolleranza Zero", David Ayer racconta la vita degli agenti con l'obiettività che manca ai nostri registi

Né angeli né demoni Solo due poliziotti che rischiano la pelle

Allora non è vero che All Cops Are Bastards (A.C.A.B. di Stefano Sollima) come sostiene il nostro cinema. Ci sono altre storie, altri percorsi umani. C'è soprattutto un altro modo di raccontare la vita quotidiana degli sbirri, senza bisogno di scomodare automaticamente la famosa poesia di Pasolini dopo i disordini di Valle Giulia. A Los Angeles non sanno chi era Pasolini. Quasi certamente non lo sa nemmeno David Ayer, il regista di End of Watch - Tolleranza Zero, che pure ha trascorso la sua gioventù nella periferia malavitosa della Citta degli Angeli, prima di cominciare a scrivere per il cinema (Training Day, Fast and Furious, S.W.A.T.). Ma basta mettere da parte l'ideologia che affligge le nostre discussioni sul ruolo delle forze dell'ordine nelle piazze e negli stadi che ci si trova subito a stretto contatto con la realtà. Senza busti del Duce sul comodino. O manganelli che colpiscono ritmicamente il palmo di mani che prudono.

A vedere il film di Ayer sembra facile, fin dall'incipit: «Non ho scritto io la legge. Posso non essere d'accordo con essa però la faccio rispettare - dice uno dei due protagonisti nel video che sta girando -. Dietro il mio distintivo c'è un cuore come il vostro. Anche io posso sanguinare, pensare o amare. E posso anche essere ucciso». Il pragmatismo americano bandisce ricami psicologici e politici e diventa principio deontologico. Di storie su poliziotti eroi o bastardi ne abbiamo viste tante. Eppure, con l'espediente narrativo del filmato realizzato per raccontare come vive una pattuglia, Ayer riesce ad essere originale, battendo la strada del cinema verità, soprattutto con l'uso della videocamera a mano, con le riprese strette, con il montaggio adrenalinico.
Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) e Mike Zavala (Michael Peña) sono una coppia di sbirri molto affiatata in servizio sulle strade di South Central, la parte più violenta della città attraversata dalle gangs di neri e latinos e dai cartelli della droga. End of Watch sta per «fine del turno», quando i due, uno yankee e un po' sbruffone l'altro messicano e tradizionalista, si frequentano, condividendo interessi e affetti. Sono ragazzi normali, un po' maschilisti e con qualche caduta razzista. Mike sta per diventare padre, Brian sta per diventare marito. Ma la location principale della storia è la macchina di servizio dei due cops, prima e dopo le loro irruzioni in una stamberga sospetta, al rave di un clan di malvitosi, tra le fiamme di un incendio per salvare due bambini, visto che i vigili del fuoco tardano. Violenza, cinismo delle squadre di polizia, angoli bui e raccapriccianti non vengono risparmiati, fino all'epilogo lievemente retorico.

Film indipendente a basso budget per Hollywood (7 milioni di euro), in Italia è distribuito dalla Videa di Sandro Parenzo. Siamo in zona Braccio violento della legge, ma non sulla «sottile linea rossa che divide il poliziotto dal criminale», come sosteneva il maestro del genere William Friedkin.

Brian e Mike la loro scelta di campo l'hanno fatta senza tentennamenti. «Pensa se i nostri figli facessero i poliziotti», riflette Mike a un certo punto. «Come noi? Meglio un lavoro onesto», replica Brian, «come i politici». E qui la distanza dall'Italia si annulla.

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