Nelle lezioni in rima di Eco il pensiero è chiaro a tutti

I presocratici, Vico, Kant & Co. spiegati in forma di filastrocca. Un esempio di cultura anti-accademica

Nelle lezioni in rima di Eco il pensiero è chiaro a tutti

«Il lungo cogitare/ rischiando d'annoiare/ indusse il prode Umberto/ (della materia esperto)/ a metter ben in rima/ il dopo con il prima/ parlando del Pensiero/ in nuova forma invero./ L'idea che come freccia/ aprendosi la breccia/ fuori dal buio scocca/ e si fa filastrocca».

Chiedendo perdono al lettore per le virgolette caporali (che preferiamo chiamare «all'italiana»), così vogliamo mettere il cappello sopra l'aureo libello, per impossessarcene, facendo eco all'Eco. Cioè «l'Umberto» in fabula, anche, e soprattutto, nel senso di affabulatore. Il micro-bestseller dal titolo Filosofi in libertà, prima di questa targata La nave di Teseo (in libreria da venerdì), vantava ben quattro micro-edizioni: 1958, 1959, 1989, 1992. Ed è bene che torni oggi, frangente in cui il linguaggio da azzeccagarbugli sembra avere la meglio sulla chiarezza del dire, che per solito conduce alla chiarezza del fare (ogni riferimento alla comunicazione virale e Covidale non è per nulla casuale).

Dunque, filosofi, sì, ma in libertà, ovvero de-accademizzati e cantati per renderli pop ma non popperiani. Esempi. Il panta rei di Eraclito non è che un'abluzione: «Chi fa un pediluvio/ nel mezzo al torrente/ ha sempre un profluvio/ di acqua corrente!». L'atomismo di Democrito va a parare sulla bomba H: «Ma debbo avvertire:/ la storia più nera/ si mise ad ordire/ un tizio di Abdera,/ Democrito, il quale/ - non è un fatto comico -/ con tratto fatale/ fondò il pool atomico;/ e s'oggi la guerra/ ha un tono antipatico,/ lo deve, la Terra,/ a quel presocratico». L'estrema razionalità di Kant ha sempre una via di fuga: «La soluzione mia è ben simpatica:/ e se mi tradisce la Ragion Pura,/ voilà!, ricorro alla Ragion Pratica/ con decisione breve e sicura». Vico è il maggiore fra i pensatori sottovalutati: «Noi che parliamo tanto/ di Rosmini e Gioberti/ è bene che teniamo/ un po' più gli occhi aperti/ per ben valorizzare/ questo napoletano/ che ci diede un sistema/ proprio di prima mano;/ e controlliamo inoltre/ se in fondo la sua voce/ sinora non sia stata/ alterata da Croce».

Nate a margine (e sui margini dei bloc notes) di dottissimi convegni, le libere lezioni di filosofia del professor Umberto Eco furono inoltre arricchite dalle gustose vignette del medesimo nei panni di Forattini della speculazione. E qui sono presentate insieme agli «Scrittori in libertà» Marcel Proust, Thomas Mann, James Joyce... E con la Piccola metafisica portatile scritta «per una fanciulla tentata di morire».

Dove si dice che il troppo lungo cogitare può condurre non alla noia, ma al peggio: «E quindi assumo l'azzardo, coraggio/ poiché ci siamo incontrati è più saggio/ cercarci un senso. Sta a noi stabilire/ e come e quando si debba morire». Qui, soltanto qui, i versi del prof non fanno il verso, non burlano. Il tema è il cuore che vince sulla testa, e la filosofia cede la parola all'amore.

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